Bud ti scaraventa e Goku t’atterisce

Bud ti scaraventa e Goku t’atterisce

Non mi piace fare quella che sta tutto il giorno sotto il sole, che struscia le ciabatte annerite sotto la pianta del piede per le vie di paeselli belli, che si fa una vacanza di una settimana intera in una città, o in un villaggio. Non mi piace stare nello stesso posto senza fare nulla, o facendo sempre le stesse cose (a meno che le “stesse cose” non siano delle lezioni di surf).
Personalmente associo il concetto di visitare con quello di agire, e non di oziare; la lentezza in questo caso non m’appartiene, nemmeno quando mi metto a scattare foto in giro per il mondo. Le mie foto me le trovo lì davanti, non devo aspettare né gabbiani che mi passino davanti l’obbiettivo, elemosinando lo scatto del secolo, e nemmeno bambini che corrono felici e spensierati. Faccio foto con un’ansia tale d’immagazzinare le immagini che vedo prima ad occhio nudo, poi attraverso uno “spioncino”, che pare quasi che il paesaggio, soggetto, o quello che è, abbia un appuntamento e debba proprio scappare, o che la sottoscritta abbia un tedesco dietro con il fucile spianato (vecchio detto toscano).
Tuttavia, c’è una sola regione al mondo che mi fa rivedere la mia filosofia di “azione”, e non è né al Sud Italia, né in Spagna, né tantomeno in Grecia. È la Toscana.

La mia Toscana ha delle braccia così nerborute e grosse, che è capace di scaraventarti in un batter d’occhio su una seggiolina in legno e paglia, o in una di quelle magrine in ferro battuto, e legartici sopra, che alla fine scopri di starci pure bene. È la Bud Spencer, pace all’anima sua, delle regioni (si mangiano anche parecchi fagioli lì).
Quando sono in Toscana arriva Goku ad atterrirmi con una palla luminosa nel cervello, che mi fa poi, paradossalmente, distendere i neuroni e prestare per un po’ il sistema nevrotico a qualche ozioso/bisognoso in cerca di sprint.
La colpa è dei colori, dei sapori, di chi ci abita.
E chi ci abita va lento non perché non faccia niente, anzi. Perché ha trovato la chiave del vivere bene, ovvero lavorare con una carica invisibile dietro la schiena leggermente rallentata rispetto ai ritmi normali.
Certe volte infatti, quando sono in Toscana m’immagino le persone affettare (perché da me s’affetta parecchio), berciare (in Toscana si parla quasi sempre a voce più alta del normale), camminare, zappare, fare cose alla moviola. E quando ho finito d’immaginarmi tutto ciò penso a come sarebbe davvero la vita così, ovvero con un gentile macigno trainato davanti e dietro.
A dire il vero un po’ l’ho vissuta: da piccola quando imbastivo mangiarini con acqua e fango, quando mi ficcavo le mani giunte a preghiera sotto la guancia sinistra e dormivo a comando, quando andavo con la nonna a mangiare la ciaccia con lo zucchero, o con il sale, dipendeva dall’orario, a Ponte Buriano, quando stavo ore ai “giochini” a dondolarmi sugli anelli e ad andare sempre più in alto con l’altalena, quando aspettavo in fila le mezz’ore la schiacciata alla mortadella unta e bisunta del Ciardi, come se fosse nettare di dio (ma aspettavo, eccome se aspettavo), quando da bimbetta avevo la pazienza di stare con i grandi sul divano.
E tutto ciò mi manca? Impossibile la pacatezza, la vita serena e nostalgica allo stesso tempo della Toscana non manchi. E quando manca semplicemente vado a ricordarmi com’era e come può ancora essere, ritornando però sempre all’ovile, la frenetica e bistrattata Milano, dove io invece sto tanto bene.

“Io a Milano non ci vivrei mai”
Ne prendo atto. 
“Io da Milano me ne vorrei tanto andare”
Addio.
“Ma come fai a stare a Milano  te?”
Innanzitutto non straccio i maroni come fai te, a riguardo.
Vi svelo un segreto: nella vita siamo noi a scegliere per noi stessi. Sempre.

Scatti “da sposa”: Anna Ambrosi
Hair: Frank Giacone
Trucco: Sara Onori
Abito: Nadia Manzato
Flower design: Puscina Flowers
Location: Locanda in Tuscany e Castello di Velona
Special thanks to 3D Events

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  1. giulia

    30 June 2016 at 11:04

    concordo pienamente anche se lo ammetto ogni tanto provo ad oziare, giuro ci provo, ma al secondo giorno mi rompo e quindi cerco solo di fare tante cose senza lla fretta dell’orologio:P