Il Melloblocco me-lo-blocco per il prossimo anno

Il Melloblocco me-lo-blocco per il prossimo anno

Fino ad un mese fa il Melloblocco sarebbe stato un gusto ibrido di una marmellata, magari mela e miele, e il bouldering una specie di stalking così pesante da dovere esclamare inevitabilmente: “Sei pesante come un macigno!”.
Poi una mia amica mi parla di questo Melloblocco, m’incuriosisco, m’informo, scopro che è una manifestazione importante, alla quale ci va pure un sacco di gente, e decido di volerci andare.
Dopo aver preso questa decisione, Teva, da remoto e tramite qualche onda elettromagnetica o vibrazione magica, chi lo sa, mi ha letto nel pensiero e mi ha invitata proprio in Val Masino. 

paese_travel_mgatto_Melloblocco

In Val Masino, come in Val di Mello ci sono i sassi. Sassi abbastanza grandi per potercisi arrampicare sopra, materiale perfetto, insomma, per fare bouldering, in italiano sassismo. Adesso lo so.
Mi sembrava il minimo voler provare a fare anche questa: cioè aggrapparmi su dei massi giganti come un ragnetto.

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Così sono partita alla volta del Melloblocco, altro che con una bat-mobile, bensì con un Teva-pulmino, allestito alla “Lucy style”, ovvero con bandierine, lucine, cose vecchie a caso e naturalmente sandali Teva (dovete vedere quelli con la zeppa, sono fantastici! Non li vedrete certo sul blog, dato che ovviamente non li ho fotografati, ma qui).

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C’è da dire che davvero ogni sport ha il suo stile: lo snowboard ne ha uno street, ma cool, il surf fintamente shabby, la corsa ormai è diventata sinonimo di fashion, il sassismo è freak, e molto poco “moda” intesa alla milanese, forse per questo è uno sport davvero autentico.
E su questo posso garantire, dato che le valli sono invase da tende con dentro grandi e piccini che ti dicono “ciao” anche se non conosci nessuno, e che passano giornate intere ad imbrattarsi le mani di magnesite per poi lambiccarsi il cervello per trovare la via giusta (dove mettere mani e piedi) del proprio sasso, ed arrivare in cima. Bello, bellissimo.

Tuttavia ho capito subito che il Melloblocco non è pronto per ricevere chi è digiuno di questo sport; voglio dire, se ci vai da esperto, o da uno che sa dove mettere le mani è uno sballo, se ci vai da una come me, con tanta, tantissima voglia di capire come funziona, c’è da sapere che nello zainetto con dentro mutande e scarpette, bisogna metterci pure anche una grande, grandissima pazienza necessaria per implorare qualcuno dell’organizzazione di mostrarti come si fa ad attaccarsi ad un masso senza cadere. E poi non è manco detto che tu ci riesca. Infatti io non ci sono riuscita, o meglio sì, ma solo grazie a Michela, un’anima pia conosciuta l’anno scorso ad Arco, ed incontrata lì per caso, che si è offerta volontaria di fare da guida a me e a Peter.

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Al Melloblocco nessuno sa niente, quando chiude il centro polifunzionale, dove sia una certa zona piuttosto che un’altra, dove ci siano i “sassi facili”, o dove poter trovare Tizio e Caio, che tanto non ti rispondono al telefono perché hanno troppo da fare, mentre i blogger, giornalisti, i “me” della situazione combattono per avere materiale per poter scrivere il loro pezzo.

Quindi chiunque capiti al Melloblocco con la speranza di trovare un’ispirazione, un amore per un nuovo sport, una risposta, lasciate ogni speranza voi che entrate. Quello che succede tra Val Masino e Val di Mello è una cosa bellissima, ideale per chi è già dentro, per chi vuole conoscere gente, ed è da apprezzare proprio per il suo essere “così com’è”, nel suo caos naturale.
Infatti prima di aver incontrato Michela sono riuscita ad apprezzare oltre che i meravigliosi paesaggi, solo le patatine fritte, la facilità di parlare con persone mai viste, e le camminate.

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Successivamente, grazie a Michela, sono rimasta ammaliata invece dal modo di guardare cartine di sassi (per me incomprensibili), dai gradi di difficoltà di ogni masso, dal fatto che questo mondo includa anche quello dello slackline (un’attività che consiste nel camminare su una fettuccia di tessuto sintetico, ovviamente mi piace da morire), dal modo in cui si deve studiare un sasso per potercisi arrampicare, e dalle “pose”.

slackline_Val di Mello

Ho anche capito perché tutti ad un certo punto s’infilano sandali o ciabatte (perché le scarpette tecniche, quelle con le quali arrampicare, fanno davvero male, dato che si devono prendere di uno o due numeri più piccole), perché tutti girano con dei materassini in spalla, manco fossero i globuli rossi del Corpo Umano con l’ossigeno in saccoccia (perché servono per protezione, da mettere sotto i sassi dove si arrampica), e a cosa serve quella polverina bianca con la quale tutti si strofinano le mani (per non scivolare e segnare le vie).

Oltre ad avere imparato che lì un vegano prima o poi morirà di fame, ho scoperto anche l’esistenza di un gioco che fanno quelli che arrampicano: circumnavigare con il proprio corpo una panca da sopra a sotto, senza toccare a terra e senza farla cadere, con lo scopo di mantenere l’equilibrio.

Sinceramente, dopo aver fatto una breve prova, sono bella carica per cimentarmi una seconda volta, e magari anche una terza, così il prossimo anno potrò andare al Melloblocco con “lo spirito del Melloblocco”. Nel frattempo farò due cose: mi guarderò video che mi manda Alberto, adesso per esempio sono in fissa con le imprese di quella buonanima di Dean Potter, o di Chris Sharma, e poi posterò e posterò come se non ci fosse un domani.
Teva ha infatti lanciato un concorso per Instagram: chi posterà la foto della propria estate con l’hashtag #originalsummer ritenuta più bella secondo il giudizio di una giura d’esperti (perché tutte le giurie devono essere formate da esperti, come tutte le fette di pane per la merenda dovrebbero essere accompagnate dalla Nutella), vincerà un viaggio in America per due persone. Sento che da adesso in poi sarà un po’ tutto #originalsummer.

I sandali sono evidentemente Teva, e i miei look evidentemente adidas e adidas by Stella McCartney

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bouldering_Lucia Del Pasqua Melloblocco.2  Stella Sport Melloblocco

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Comments are closed.
  1. Davide

    12 May 2016 at 21:44

    Diciamo che é logico che se chiedi agli organizzatori di mostrarti come si arrampica, bhé, non ti aspettare che ti guardino molto, ci son state piú o meno 6000 persone in giro. Effettivamente é molto autonoma la situazione da gestirsi, ma il bello é proprio quello, non hai schemi obbligati, non sei obbligato a partecipare a qualcosa… vuoi fare la gara, falla se no ok, vuoi far festa? Se vieni bene se no ci si vede il giorno dopo. Ti interessano i premi ad estrazione? Alla tot ora c’é il ritrovo, se preferisci continuare ad arrampicare meglio. Questo é il nostro mondo… in compagnia… ma con autonomia individuale

  2. giulia

    13 May 2016 at 10:04

    Sono innamorata del furgone:P…le foto sono splendide e penso sia stata una splendida avventura:D