L’ho detto credo un milione di volte: io subisco il fascino di Rimini.
Rimini è come un arzillo cantante neomelodico sulla settantina d’anni, uno di quelli con le cravatte a tovaglia e le scarpe a mattonella, che prima piaceva a tua nonna, poi a tua mamma, ed infine, un po’ per tradizione e un po’ per lavaggio del cervello, piace anche a te.
Rimini è felicemente nostalgica, tutto ricorda il passato, se quel passato fatto di granite alla menta, di pattini bianchi e di sale giochi l’hai vissuto; ricorda l’imperfetto, il passato remoto perché in realtà lo sta ancora beatamente vivendo.
Lei s’adagia nel 2016, sottraendo silenziosamente anni alla modernità, pur inevitabilmente respirandola a pieni polmoni.
Lei è stata l’arrivo della prima tappa della Mille Miglia, e la partenza della seconda, perfetto punto di start e stop per una competizione di macchine d’epoca, proprio per il suo essere anacronisticamente e sorprendentemente coerente con oggi.
Ma voi lo sapete che significa bere il proprio cappuccino rivolte verso una vetrata che punta su un mare abbastanza calmo e un cielo abbastanza scatenato, per poi alzarsi e andare verso il “via” della seconda tappa, tra il caos del rombo di motori e odori, e quella calma tipica marittima delle insegne dei “Bagni” seguiti da nomi del Lungomare di Rimini? Lo sapete che significa sfilare con vicino una vecchia macchina, mentre tu sei (molto più comodamente, effettivamente) su una nuovissima vettura, nel mio caso una Lancia Ypsilon Mya? Significa che tutta questa costante antitesi temporale ed emotiva ha reso ancora più speciale la partenza.
Dopo aver visto sfilare alcune vetture, fotografate altrettante e “importunato” beati conducenti e piloti delle macchine in gara, ho fatto una piccola deviazione per il mio progettino #OutsideMilleMiglia.
Nei giorni precedenti mi sono fatta consigliare da un’amica fidata un posticino a Rimini (a parte quelli dove si mangia la piadina) “semplice”, e ricco di energie positive. In effetti Alessandra non avrebbe potuto consigliarmi meglio: Le Terre di Veronica è una perla nascosta in via Soardi, che brilla di vasetti, soprammobili, maschere circensi, e bicchierini tutti fatti a mano. E Veronica è la classica ragazza romagnola: sempre e comunque con il sorriso sulle labbra, che non vorrebbe mai farti andare via, che parla come un macinino, e con la positività nel DNA. Di conseguenza le cose che fa sono proprio “cocchine” (rende l’idea per caso?).
Purtroppo la nostra permanenza a Rimini è stata breve, anche perché siamo dovuti poi ripartire alla volta di Macerata, e anche lì siamo stati molto poco, causa chilometri da macinare. Tuttavia, in “sella” alla nostra Lancia Ypsilon Mya ci siamo goduti un po’ di strada dietro alla gara e alle macchine d’epoca. In quell’occasione ho avuto la conferma di una regola, che forse non dovrei dire, ma dico lo stesso: alla Mille Miglia in realtà non c’è una regola, ovvero le macchine vanno forte, sorpassano, si “divertono”, insomma è pur sempre una gara in strade transitate, che si trasformano ora in deliziose parate con grandi e piccini pronti a sventolare bandierine bianche e rosse, ma anche in campi di “battaglia”, nei quali comunque ci deve essere un vincitore.
Da Macerata a Roma abbiamo preso l’autostrada, anche perché altrimenti non avremmo mai fatto a tempo ad andare da Tina Sondergaard in via del Boschetto, un negozio/laboratorio in cui Tina, una bellissima donna innamoratissima del suo lavoro, cuce e crea a vista splendidi abiti d’altri tempi, e cappelli che alla lunga creano dipendenza (ve lo assicuro!).
Solo dopo essermi provata ventidue cappelli, mi sono sentita di dover dare retta ad Andrea e andare a vedere lo sbarco a Roma delle vetture d’epoca. Da Rimini a Roma, da un cantante neo-melodico, ad una rockstar attempata che per nessuna ragione al mondo perderà il suo fascino di dannata.
Dannata sì Roma, così bella e scapestrata, quindi affascinante, che fa dimenticare il fatto d’essere il caos fatta asfalto e mattoni.
Ecco, grazie alla Mille Miglia, per una volta nella vita l’ho dominata: siamo entrati con la nostra Lancia a Villa Borghese, e siamo stati lì più d’un’ora a guardare sfilare magre, robuste, tozze e slanciate, ma sempre bellissime macchine, concludendo la scorpacciata di bellezza con un’overdose d’oggettiva lezione d’estetica: uno sguardo al passato/presente e forse futuro dalla Terrazza del Pincio al tramonto.
Ma non lo potevate dire prima che la Mille Miglia era qualcosa sì di devastante fisicamente, ma anche e soprattutto di entusiasmante, chic, e adrenalinico allo stesso tempo?
Camicia: Weili Zheng
Pantaloni: Sans Tabù
Trench: Jucca
Ciabatte: Vaerso
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