Ci sono esperienze che vanno indubbiamente fatte almeno una volta nella vita, come ad esempio volare in parapendio (fatto), andare in giro, non a Carnevale, con un costume da panda (diciamo quasi fatto), farsi il giro dell’Italia in bicicletta (non fatto), andare in Giappone e semplicemente impazzire (spero di farlo presto), e partecipare alla Mille Miglia.
La Mille Miglia. Quando mi ci hanno invitata ho imboccato una metaforica scala temporale sulla quale sono saliti, in ordine cronologico appunto, i seguenti fatti: il mio quasi svenimento causa felicità, la fiera ed orgogliosa comunicazione della mia partecipazione ad alcuni miei conoscenti, ed infine il raccoglimento involontario e inconsapevole di discrete maledizioni da parte di amici maschi.
Praticamente “io ti odio” è stata la frase più evidentemente indirizzatami su Whatsapp e proferitami via telefono. Per la cronaca, ho sempre risposto: “ah ah ah”, sdrammatizzando ironicamente (e godendo notevolmente).
Ho preso parte a questa manifestazione senza pretese di presentarmi come con un improvviso trapianto di “cervello meccanico da uomo” per cinque giorni, bensì come donna, con una macchina da donna, ed un punto di vista da donna, visto che a livello tecnico (in genere punto di vista prettamente maschile) di macchine ci capisco ben poco. Tuttavia capisco quando sono belle, bellissime, o brutte, bruttissime, e intendo anche benissimo che alla Mille Miglia non esistono macchine carine, si parte piuttosto dai superlativi in su (se solo fosse possibile).
Insomma ho accettato la sfida di Lancia e OmniAuto.it: salire su una Lancia Ypsilon Mya, quindi una macchina moderna, insieme ad un giornalista non dico esperto, ma espertissimo, di macchine, Andrea Fiorello, e seguire sì il percorso delle macchine d’epoca da Brescia a Brescia, ma anche trovarne uno “personale”, fuori dalle tappe obbligatorie, che riguardasse la ricerca di negozietti, ristoranti e botteghine nei luoghi della Mille Miglia.
Ora provate a immaginare una “moderna nostalgica”, una f-action blogger, un’amante dell’estetica, della tipografia, delle cose vecchie, ma dipendente dalla tecnologia e funzionalità allo stesso tempo; ecco, provate ad immaginare me catapultata per la prima volta in una Brescia dolcemente inquinata da meravigliosi e rimbombanti suoni, violentemente dipinta da pennellate di colore stese come da valenti impressionisti per le strade della città, e coattamente catapultata ai tempi della cura, del fatto a mano, degli uomini con il cappello e i guanti al volante, e delle donne con il fazzoletto in testa.
Se a questo punto avete provato ad immaginare bene, avrete sicuramente visto me con un perenne sorriso da ebete e la sempiterna espressione “No, vabè, questa è bellissima”, girare per le vie del centro a piedi o con la mia Lancia Mya (che mi ha ben tenuto al riparo quando sono venute secchiate di pioggia lanciate da Zeus dall’Olimpo), facendo foto come una giapponese a Roma.
Vi dico subito che gran parte dell’esperienza ve la racconteremo io ed Andrea, il mio “Raimondo” per questo viaggio, nei video che verranno caricati nel sito di OmniAuto.it giorno per giorno, ma ci tenevo qui a mostrare le mie foto, le mie emozioni, il mio punto di vista personale insomma, sulla gara e sul “fuori gara”. Il mio diario #OutsideMilleMiglia.
Il primo giorno a Brescia s’è concentrato quasi tutto sul fuori-gara, ovvero sull’ammirare la bellezza della tradizione della punzonatura, che significa che ogni macchina che partecipa alla manifestazione deve avere un sigillo che attesti gli avvenuti controlli della vettura per poter partecipare alla gara, la riservatezza di Kasia Smutniak, madrina di Lancia, che partecipa alla competizione con una Lancia Ardea del 1939, e che ho intervistato (vedrete l’intervista lunedì), l’atmosfera garbatamente di festa, lo stile impeccabile, ordinato e studiato di certi passanti e partecipanti (altro che fashion week, che qualcuno di loro vada ad insegnare qualcosa di sensato a certe wannabe girls, che finiscono per essere alla fine, come dire, ben poco chic), le viuzze collaterali, dove ho scovato posti interessanti, il sentirsi parte di un gruppo d’appassionati.
Il primo posticino dove mi sono imbattuta è Bedont, una gelateria in Borgo Trento, ad un chilometro dal centro di Brescia, in un quartiere che sembra estrapolato da un altro tempo; non mi stupirei infatti di vedere, ad un certo punto, sventolare la gonnella di Don Camillo fuori dalla chiesetta, e di udire una delle filippiche di Peppone in piazza.
Bedont è il classico luogo “di moda, ma fuori moda”, per certi versi dall’anima anarchica e nostalgica, e, cosa più importante di tutte, dal gelato ottimo. Consiglio il pistacchio e lo zabaione, che è un pochino alcolico, ma tanto tanto buono.
Il secondo posto che ho visitato è Classico, un ristorante dove nulla è lasciato al caso, e che vi consiglio soprattutto se siete amanti del design, degli esteti, e se volete arredare o ri-arredare casa, ci si attingono delle idee favolose. Si mangia bene, io mi sono buttata sul risotto allo stracchino e gli asparagi, e mi ci sono buttata benissimo direi, e si chiacchiera altrettanto bene, dato che l’atmosfera è una di quelle calde che piace a me.
Ho concluso il primo giorno dunque nel più “Classico” dei modi, ma cominciato il secondo oserei dire in uno decisamente più moderno, vista la perdita dell’abitudine di leggere: sono andata in una libreria molto particolare, Io Libro Carmine, costellata da ippopotami blu, Barbapapà, Babbi Natale, e naturalmente libri, specialmente vecchi. Ecco, questa è una perla nella Contrada del Carmine che consiglio a chi vuole sniffare odore di pagine consumate, fare quattro chiacchiere con i titolari, e attingere un po’ di quel pascoliano spirito del fanciullino, che a dosi ragionevoli serve sempre.
C’è da dire che da “brava” blogger ho completamente toppato il look: fuori il diluvio e io con il sandaletto da sciura del Forte. Ma d’altra parte ho preparato tre valigie ad inizio maggio, totalmente inconsapevole dell’esito delle previsioni, che vi assicuro nonostante siano state avverse, non mi hanno di certo fermata del godere del fantastico evento. Già, perché dal secondo giorno, dopo il primo delle prove tecniche, si fa sul serio: da Brescia si arriva a Rimini, facendo delle tappe intermedie, con folle in festa lungo il percorso, nel paese, città o villaggio che sia, che ti salutano come se tu fossi la Regina d’Inghilterra (è davvero bellissimo).
Io e Andrea ci siamo fermati con la nostra Mya a Desenzano ad ammirare il lago, e a Sirmione per godere della vista del castello, per poi tirare dritto fino Rimini, dove ci hanno accolto piadine, signori danzanti e musica (that’s la fantastica, mitica, unica e inimitabile Riviera Romagnola).
Stamane il tempo pare bello, quindi mi aspetto di scattare foto a dei look di quelli che piacciono a me, non imbacuccati in impermeabili neri.
Dopo un breve giretto nella mia amata Rimini voliamo a salutare la “vecchia rockstar” Roma, che figuriamoci se mi deluderà.
1 look
Camicia: UP! LOVE IT
Collana: Lisa C
Scarpe: Giovanni Fabiani
2 look
Gonna: Weili Zheng
Camicia: UP! LOVE IT
Gilet: Studio Pretzel
Collana: Lisa C
Trench: .Tessa
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