Mamma mia. È stato come un gavettone d’acqua fredda lanciato in faccia ad agosto in Sicilia. Una di quelle sensazioni che all’inizio t’indispone, non comprendi (perché mi ha lanciato un gavettone? E perché proprio in faccia?), mentre poi, dopo aver corrucciato mento e ciglia, ringrazi il colpevole del gesto malandrino, perché ad agosto l’acqua fredda in faccia è effettivamente una manna dal cielo.
Così è stata la mia Mille Miglia: una manifestazione unica, che all’inizio mi ha scombussolata, mi ha fatto chiedere più volte “hey, ma qui come funziona?”, mi ha fatto mangiare in 4 minuti a pranzo e in 10 a cena, mi ha fatto macinare chilometri e chilometri in strada, e fatto passare nottate a scrivere.
Poi ho cominciato a capirla, ad entrare nel suo meccanismo, alla cui base c’è un equilibrato mix tra passione, narcisismo, estetica, senso d’appartenenza. Ed eccola lì la goduria del gavettone. La senti tutta.
Ovviamente, come ho già detto, non ho seguito questa gara con gli occhi di una che di macchine ne sa, ma da “Lucia Del Pasqua”, una donna attiva, innamorata di tutto ciò che è vecchio, dei viaggi, di uno stile che se esiste, devi andare a cercartelo. Mi sono piovute critiche (purtroppo è normale) che riguardano il mio essere “fashion blogger”, del tipo: “ma che ne sa questa di macchine che è una fashion blogger, e farebbe meglio ad andare a cercarsi un lavoro”.
Ed effettivamente ne sono poco di valvole, motori e cilindri, anzi praticamente niente.
La fashion blogger che segue la Mille Miglia.
Sarebbe stato curioso vedere la differenza di reazioni se mi fossi palesata come giornalista, scrittrice, copy e autrice, tutte qualifiche che effettivamente ho. Sono quasi sicura che il “ma che ne sa questa fashion blogger” non ci sarebbe stato. Tuttavia, per una sfida personale contro stupidi pregiudizi, io continuo a presentarmi come blogger che racconta storie, e non di spessore, ma semplicemente per il piacere di far passare dei momenti piacevoli.
Infatti in questi giorni vi ho raccontato giorno dopo giorni le mie storie quotidiane, sia a bordo della Lancia Ypsilon Mya, che non, alla ricerca di posticini carini, fuori dal percorso della gara.
Questo è l’ultimo racconto della mia esperienza, che si è conclusa con la tappa finale da Parma a Brescia, passando per Bergamo e lo strano paese di Gussago, e dico strano perché lì alcuni signori hanno cercato di entrare nella macchina di Kasia Smutniak e baciarla in tutta tranquillità. (Sognate, belli).
Kasia, la testimonial Lancia: oggi l’abbiamo letteralmente stalkerata, seguita in macchina, fotografata, ripresa e c’abbiamo pure fatto due chiacchiere. Se ci odia avrebbe anche ragione, ma la verità è che abbiamo e stiamo preparando dei video per OmniAuto.it, e volevamo assolutamente seguirla almeno per l’ultimo giorno della gara.
Anche oggi ovviamente non mi sono dedicata solo all’ammirazione beata di macchine orgasmicamente belle, ma sempre alla ricerca del mio posticino. È stata la volta di Parma, e stavolta non ho pensato a me stessa, o meglio in parte.
Certe amiche mi avevano consigliato La Prosciutteria, in via Farini, ed io ci sono andata lo stesso, nonostante non mangi carne da dieci anni. L’ho fatto per Andrea, che ha fatto con me i video per OmniAuto.it, per fargli fare colazione a pane e salame, perché le botteghe con i banchi pieni di cibo evidentemente buono, profumato, colorato, e dei signori con dei cappellini bianchi dietro mi ricordano la mia infanzia, e per il formaggio, alimento dal quale sono seriamente dipendente.
Poi naturalmente macchine e macchine. Per la prima volta abbiamo fatto tre tappe insieme alla carovana di vetture d’epoca, ed è stato un po’ come andare ad un concerto di David Bowie: anarchia ragionata per le strade, stile, fascino dell’unico e del diverso, bagni di folla apparecchiata ai cigli delle strade, muniti di sedie, camper, bandierine, o ai davanzali di casa propria o di amici.
Posso affermare con orgoglio e mezza lacrimuccia che il contorno della Mille Miglia è l’Italia: grandi e piccini che ridono e sorridono, gesticolano tanto e mostrano senza vergogna la propria curiosità e ammirazione, il proprio supporto. La Mille Miglia è meravigliosa tradizione italiana.
La gara è finita a Brescia. Nel momento in cui la prima macchina è arrivata in pedana, mi si sono sciolti i muscoli e ho avuto il desiderio di mangiarmi una pizza, il cui tempo di masticazione sarebbe dovuto durare sicuramente più di quarantacinque minuti (con calma insomma). Poi ho avuto una sensazione di un sogno finito. Cioè, davvero adesso non mi capiterà più di vedere per strada bolidi che sfrecciano non curanti della benché minima norma, di sbavare dietro al loro inconfondibile e oggettivo fascino, di dormire in hotel sempre diversi e alzarmi con le lenzuola perfettamente bianche e stirate?
Eppure io quel rumore, quelle forme sinuose e spigolose, quell’odore fastidiosamente piacevole, ho tutto ciò ancora nel triangolo orecchie-occhi-narici.
Cappello: Panizza
Abito-camicia Suoli
Trench: Jucca
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