Provate a ridirmi che è solo una cosa da uomini

Provate a ridirmi che è solo una cosa da uomini

Orologi e motori stanno agli uomini come rossetti e borse stanno alle donne. Per lo meno così dice il luogo comune. Effettivamente io di macchine ed orologi ci capisco ben poco, tuttavia quando da Blancpain mi hanno chiesto di andare a vedere il Lamborghini Blancpain Supertrofeo ho accettato senza nemmeno pensarci due volte. E vi dico anche i vari perché:
1) Nata nel 1735, Blancpain è la più antica marca di orologi al mondo, quindi è vecchia, e se è tale vuol dire che m’interessa a priori, che è molto “the nostalgic traveller“, e che ha una storia.
2) La Lamborghini è una casa automobilistica, nata per volere dell’imprenditore Ferruccio Lamborghini, che aveva già una fabbrica di trattori (sì, trattori), e che, pare, fondò per un litigio con il signor Ferrari, con il quale ebbe da lamentarsi su qualche malfunzionamento di una Ferrari da lui posseduta. Enzo Ferrari pare ribatté alle sue lamentele con un: “Che vuole saperne lei di auto che guida trattori”. E fu così che Ferruccio, nel 1963, cominciò a costruire auto.
Trovo questa storia, leggenda o verità che sia, fantastica, e la “bipolarità” del Lamborghini, “dal campo alla strada”, d’un fascino e d’un genio rari.

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E poi, suvvia, le Lambo sono macchine belle in modo assurdo. Per un Miura potrei fare carte false.
3) Amo la velocità, nonostante io non vada forte (se un giorno ne avrò l’occasione, andrò forte in pista, sia in moto che in macchina), e poi vedere professionisti che corrono mi fa battere più forte il cuore, mi fa esaltare, mi gasa, ecco.
4) Avrei provato da co-pilota a fare un giro su una macchina, in pista.
Capite dunque che era impossibile dire “no, grazie”.

Parto dalla  fine, ovvero dalla prova come co-pilota, per dire quanto ancora quello dei motori sia un mondo maschile.

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Arrivata ai lati della pista alcuni ragazzi mi hanno fatta vestire con una tuta che io personalmente userei volentieri per uscire, per poi cominciare a “sbeffeggiarmi carinamente”.
“Ma che bello, farò un video in macchina!”, dissi tutta contenta.
Non l’avessi mai proferito. Queste alcune reazioni:
“Certo, farai un video sicuro!”
“Hai sentito? Vuole fare un video!”
“Ma se manco riuscirai a guardare la strada!”
E così via.
Bene. Ho fatto un video, non perfetto, ma l’ho fatto, non ho urlato, non ho vomitato, non sono stata male, ho guardato la strada, e mi sono divertita di brutto.
Certi uomini invece, dopo la prova, avevano gli occhi di fuori.
Ho goduto tanto. Noi donne non siamo mica solo le caga sotto con la paura di rovinarsi lo smalto. Dai, siamo pure nel 2016.

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Vado avanti con il punto 3). La velocità è come la panna montata di Artico (una gelateria a Milano): è troppo golosa e attraente per non abusarne, solo che devi stare attento, che se ne mangi tutti i giorni in quantità industriali, potrebbe venirti la glicemia. Così come quella cosa meravigliosa chiamata velocità: è normale desiderare di andare oltre, di oltrepassare il limite dell’ordinario, di trasgredire le regole, perché tutto ciò fa scattare quel famoso, unico e impagabile brivido. Solo che per poter andare veloce, prima di tutto devi sapere andare veloce, e per “scannarsi” ci vuole più di testa di quanto s’immagini. Chi va veloce ha sicuramente più concentrazione di chi va “piano”.
Concludo dicendo che sarò presto ad un altro bellissimo evento d’auto, e che letteralmente fremo. Lo scoprirete tra qualche settimana (dice il mistero funzioni per catalizzare l’attenzione, io ci provo).

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