Finalmente solo (o quasi)

Finalmente solo (o quasi)

Eh sì, finalmente sono solo a Milano. Solo, per modo di dire, dato che ho una compagnia davvero eccezionale: il micio della mia Lucia, anzi micia. La mamma di Lucia è tornata ad Arezzo per i soliti motivi famigliari, Lucia è per lavoro alla Mille Miglia, ed io ho preferito non tornare ad Arezzo, sia perché volevo rimanere nella “città dei Brambilla” – ormai ne sono rimasti pochi – sia per accudire con amore un piccolo felino, che sta diventando una star, con tutti i filmini che Lucia le fa (oddio, per quello anche il sottoscritto). Già dal primo giorno di “solitudine” sono riuscito ad andare a Porta Genova, Navigli; non è che i Navigli non li abbia visti mai, ma è diverso vederli gustandoseli senza fretta, hanno un’altra bellezza. Sono andato a trovare Gigi e Gabriella, due persone brave e gentili, che rappresentano le icone, credo, del Naviglio Grande: sono i tutori, i difensori ad oltranza Il Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande. Posto particolare, risalente al Seicento, inserito in un contesto di verde che sa di antico.
Appena ho visto Gigi, il maestro incisore, con il suo modo brusco ma allo stesso tempo pacato, mi ha salutato festosamente, ricordandomi subito il “dolce sapore” di quel formaggio al tartufo e quel salame toscano, così appetitoso che andò a ruba durante la festa che ci fu là lo scorso luglio, per la presentazione del libro scritto da mia figlia Lucia, Quella certa dipendenza del tasto invio. Cerimonia bellissima, con un contorno di belle signore e signori: della presentazione mi è ritornato in mente la fatica e la velocità con cui affettavo il salame e il prosciutto. Portavo vassoi pieni di queste delizie, e durante il tragitto, molti già afferravano fette, forse con il timore che non gli toccassero, arrivando al tavolone. Ero stanco, ma felice che la cerimonia procedesse bene (tutti alla fine ci applaudirono) e che Lucia fosse diventata una star nel presentare il suo libro, e brava nel rispondere alle domande di alcuni giornalisti. Quel giorno raggiunsi il settimo cielo.

Stando nell’argomento delle leccornie, in tarda mattinata ho fatto un salto da Eataly (credo che tutti sappiano cosa sia). Verso le 11,30 del mattino, armato di biglietto, dopo la verde da Porta Genova, ho inforcato “la lilla” (la nuova linea della metropolitana) verso Piazza Garibaldi e con calma, guardando ogni tanto il navigatore, mi sono diretto dentro l’edificio, chiamato Smeraldo, che accoglie questo centro “magnareccio”, Eataly appunto.
Quando sono entrato sono rimasto stupito dalla quantità di cibo presente, infatti ho percorso scaffali e piani con l’acquolina in bocca. E alla fine, contento come un bambino, mi sono fatto un abbondante panino con un bel salame della Val di Chiana, ed un buon bicchiere di Gallo Nero. Un “lumbard” mi ha guardato attentamente mentre ero impegnato a gustarmi il mio panino, e con modo simpatico, mi ha apostrofato: “Lei è un toscano, si vede!”
Ebbene sì, io sono un toscanaccio, per di più aretino.
Per smaltire il panino ho fatto una fugace visita al quartiere cinese di via Sarpi, ma dato che mi sentivo le gambe un po’ “mollicce” per il Gallo Nero, ho preso al volo il 7, un “tranvai” come sol dirsi a Firenze, che mi ha portato, tra un sobbalzo  e l’altro, sotto casa.

Devo far presente che la mia solitudine in via Arbe è stata allietata dalla presenza della micia di Lucia. Davvero! Lina è un gatto straordinario, non solo perché sa essere un buon “attore”, ma riesce ad attrarre su di sé tutte le nostre umane coccole.
Quando navighi sul computer, lei gira, gira intorno fino a che con un saltino si accovaccia sopra il collo e poi incomincia a fare le fusa. In questo modo il navigare diventa un “dolce navigar”.
Credo inoltre che Lina abbia un orologio in testa: in queste giornate di sole di maggio, sempre alla solita ora, la vedo arrivare ranca, ranca nel soggiorno ed accovacciarsi in un angolo sotto la finestra. Uno spicchio di sole, il primo della mattinata, illumina e riscalda la spalla e la testa della Lina.
La sera, dopo aver “serrato” per bene casa, e spento la luce, dopo qualche minuto di silenzio, sempre la stessa storia: un piacevole sentore sulla guancia di solletico dei suoi lunghi baffi, e dopo avere strusciato il suo musino, qualche miagolio, credo di contentezza, fino ad andare in fondo al letto, per sognare poi chissà che cosa!

Il Dottor Del Pasqua

 

Comments are closed.