Sono tornata bambina (non ci vuole molto), a quando la nonna era contenta nel vedermi con le scamiciate da brava ragazza e sotto le camicie bianche, belle linde, profumate e stirate a puntino.
Quando cresci però le scamiciate, chissà perché, spariscono, e al loro posto ci sono i vestiti. E basta.
Sotto il vestito niente. Perché se ci metti qualcosa (inteso una T-shirt, o una camicia) sei poco sexy, “troppo bambina”, appunto.
Quel giorno lì quando presi in mano l’abito a fiori, e in circa sei secondi, feci tre pensieri:
1) Piove, quindi niente tacchi
2) Sarebbe bello tornare un po’ bambina, anche se questo abito è proprio quello perfetto “da signorina”
3) Bambina sì, romantica anche, ma mica basta, ci vuole anche del rigore, un terzo elemento dunque, che non c’entri proprio nulla, e che levi tutto il “miele” della composizione così come l’avrei fatta
Ed è subito nonna Cecchina, che dalla sedia con davanti il tavolo con tante catenine d’argento, alza gli occhi, facendoli come sorgere dalla montatura degli occhiali, abbassando il mento, e che contenta come una Pasqua, mi da della “brava cittina”, perché mi sono vestita come piace a lei (specie per la lunghezza non inguinale del vestito).
Quindi:
1) Nike
2) Camicia sotto l’abito
3) Cappello in vago stile militare
E riecco la nonna Cecchina, che dalla sedia con davanti il tavolo con tante catenine d’argento, fa tramontare gli occhi all’interno della montatura, alzando il mento, e che, arrabbiata come se avesse bruciato le lasagne affogate nell’olio, mi da della bambina che va in giro “tutta sbrindellata”, perché non si mettono le scarpe da ginnastica con il vestito, e nemmeno quel tipo di cappello. Figurarsi il blu con il nero.
Che ne sapeva lei che da grande avrei fatto (e abbinato) le cose a caso.
Abito: MARCOBOLOGNA
Cappotto: Giorgia Fiore
Scarpe: Nike/Foot Locker
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