Lo sport è una dedizione al non-pensare ai numeri

Lo sport è una dedizione al non-pensare ai numeri

Il primo sport della mia vita è stata la ginnastica ritmica. E come me le ricordo le punte tirate, la schiena schiacciata verso il pavimento e gli ultimi minuti di addominali.
Per anni sono stata una “ginnasta”, nel mezzo ci sono stati il nuoto, ad oggi la mia attività preferita, e a scuola l’educazione fisica.
Poi si sono susseguite la danza moderna, del ventre, sempre il nuoto, fino ad arrivare alla corsa e alla “prova d’abilità” con le tavole, surf e snowoboard, con le quali sto felicemente lottando con lo scopo di arrivare ad un amore puro e indiscusso.

Sì, l’educazione fisica: ormai sono anni che mi chiedo perché si chiami così. L’esercizio fisico non è educazione solo fisica, ma anche e soprattutto di testa. Non possiamo cambiargli nome?
L’educazione fisica è educazione al metodo, responsabilizzazione, è il cesellare una forma mentis, non solo quegli addominali tamarri a tartaruga e ancora quei bicipiti zarri gonfiati da robottino in pensione, che non si tocca manco i pugni con le cosce.

Non potrei vivere senza sport, perché da quando sono piccola per me è la stessa cosa di mangiare e dormire: una necessità. Fare movimento una volta al giorno, tutti i giorni, è contemporaneamente una regola di cui ho bisogno, e una non-regola, paradossalmente, che mi fa trasgredire la routine della necessaria puntualità lavorativa, dando schiaffi all’acqua e calci alla strada, nuotando e correndo.

“Perché d’inverno pigli la bici? Non senti freddo?”
“Perché d’estate pigli la bici? Non arrivi pezzata?”
Evidentemente non possono capire. Non possono capire quanta estetica ci sia nel pedalare, quanta meravigliosa nostalgia, quanto tempo guadagnato, quante pugnalate di gioia nel cuore che sanguina stelline gialle di marzapane e cuoricini rossi di pasta frolla. Non possono capire che pedalare è così bello, da farti sembrare tutto quello che vedi dal sellino ancora più bello; magari nei sellini ci mettono della droga buona, magari sono fatti di serotonina, che per osmosi, dal sedere si trasmettono al cervello per farlo sorridere. Non possono capire che ci si stressa meno muovendosi, che stando fermi seduti con la bestemmia facile in una scatola imbottigliata tra tante altre scatole.
E che ne sanno che quando è freddo in bici poi ti scaldi, e che quando è caldo arrivi pezzatissima dove devi arrivare, e la goduria sta proprio nel traguardo del fregarsene.

“Ma il nuoto? Il nuoto non ti annoia? Anche se si sa, è lo sport migliore di tutti”
Il nuoto mi diletta da tantissimi anni, e sinceramente non so se sia oggettivamente il migliore, ma per me sì. Ogni volta che metto la testa sott’acqua entro in un mondo parallelo con un lessico totalmente diverso da quello terrestre. Lì c’è il linguaggio a volte del silenzio, a volte della dolcezza e a volte ancora della violenza, ma semiologicamente è totalmente diverso da quello di tutti i giorni. Ogni volta che galleggio, combatto, accarezzo e mi faccio accarezzare dal mio elemento preferito, l’acqua, creo: è come se la sua inafferrabilità, come un rapace, mi agguantasse il cervello, per aprirmelo in due e metterci dentro idee, fiori e colori.

“E che mi dici della corsa? Quanto corri?”
Corro quanto mi va, e vale lo stesso per il nuoto: quando vedo gli invasati mi rattristo perché per me lo sport è un piacere, non uno stress con tanto di conta di bracciate, minuti, battiti cardiaci, non un lavoro da ragioniere, ma una dedizione ad un non-pensare a ciò che odio di più, i numeri.

E poi c’è la scoperta del surf, chi l’avrebbe mai detto che una tavola messa sul mare m’avrebbe dato l’idea di fare le sgommate su una prelibata distesa di marmellata alle fragole, che rappresentasse la libertà assoluta; e poi dello snowboard con il suo scivolare sulla panna del Magnum, e poi… non so, appena scopro qualcosa, mi parte l’embolo dell’entusiasmo.

Credo che le persone sportive siano diverse, che abbiano ben chiari i concetti di volontà, costanza e trasparenza, e non solo nello sport, ma nella vita vera. Da una parte sono contenta che lo sport sia “di moda”, sforna persone migliore, dall’altra vorrei che l’esibizione di esso non fosse confinata solo al mostrare vestiti e scarpe, ma fosse reale, con testimonial reali, non da “un passo e fiatone”, per intenderci.
Datevi una mossa, dai.

Tuta intera con gonna nel lato B: Sàpopa
Scarpe: Mizuno

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Comments are closed.
  1. giulia

    23 March 2016 at 15:51

    il top è bellissimo ed io sto aspettando con ansia il bel tempo per usare la bici per lavoro la mattina!!!

    • Lucia

      23 March 2016 at 19:46

      🙂