E se ricoprissimo di miele scudi e corazze?

E se ricoprissimo di miele scudi e corazze?

Ogni tanto penso a che mondo sarebbe non solo senza Nutella, ma senza dover vivere costantemente sull’attenti, con uno scudo dietro, uno davanti e due ai lati.
Come sarebbe se potessimo camminare con la borsa non necessariamente a tracolla, ma semplicemente al polso, senza il terrore di venire scippate dal primo tizio col casco nero sul motorino truccato a destra (parla una scippata tre volte).
Come sarebbe se potessimo stare come stavano le nostre nonne, con la porta di casa aperta, accogliendo per un caffè o un pezzo di torta alla crema chiunque si palesi a qualsiasi ora, senza essere costretti a dover cambiare le porte da blindate a blindatissime, perché ormai i ladri aprono anche le pietre in due con una forcina (parla una sulla cui porta c’ha trovato quei famosi segni di chi si segna le case per venirle poi a rapinare).

Come sarebbe se al lavoro non dovessimo quasi solo combattere e berciare, essere egocentrici e spavaldi per primeggiare (parla una che prima combatteva poco, e che adesso va alle riunioni con tre spade, due sciabole e quattro pugnali, e prima di mandare mail, mette negli allegati una ventina di mine pronte ad esplodere al digitare della parola d’ordine).
Come sarebbe se potessimo fidarci di tutti, indistintamente; fidarci delle parole, delle promesse, dei gesti e delle intenzioni, che poi spesso si trasformano in “altro”, ovvero in qualcosa di diverso (parla una che s’è fidata parecchio, e che ora col cavolo che ci ricasca).

Come sarebbe se un “sì” volesse dire veramente “sì”, un “no” davvero un “no”, e un “forse”, alias “la comodità”, non dovesse esistere? Una pacchia di rilassatezza sarebbe, credo.
Come sarebbe se smettessimo di guardare più le cose che non vanno, di quelle che vanno?
Come sarebbe se cominciassimo ad apprezzare le differenze invece che le similitudini? Sarebbe maturità, penso. Ma sarebbe anche intraprendere un percorso nuovo, e cambiare mentalità “da grandi” è come far scalare l’Everest ad un obeso.
Come sarebbe se pensassimo meno, togliessimo quegli scudi, e ci godessimo ciò che abbiamo, anche se non lo consideriamo “top”?
Come sarebbe se ci lamentassimo di meno, e vivessimo di più?

Non credo sia utile andare avanti, ho citato solo alcuni esempi per i quali ad essere le protagoniste sono le barriere, maledetti tramiti, mezzi, di cui pare non potere fare più a meno. Al pari delle mutande.
E come se vai in giro senza mutande sei strano, o se ti ci metti pure i jeans ti piglia una bella irritazione, se vai in giro privo di corazza sei come una punta di un’insenatura nell’Oceano: super esposta alle carezze dell’acqua, ma anche ai suoi sonori ceffoni, che tanto prima o poi arrivano, e si fanno sentire in tutta la loro violenza.
Chi osa rischiare, eroi moderni, su quell’insenatura ci si spiaggia come Ulisse che non aspetta altro che essere ammaliato dalla prima sirena con le tette grosse.

Allora forse dovremmo ricoprire di miele scudi e corazze? Oppure cercare di trovare la soluzione al problema “quando posso farmi vedere nudo”. E sapete che vi dico? Che io forse l’ho trovata e consiste nello spogliarsi solo quando si è pronti al cambiamento, solo quando siamo bravi a capire che cambiare punto di vista non è una sconfitta, ma una vittoria. Solo quando si arriva ad un momento in cui si comprende che non si può campare solo essendo egoisticamente noi stessi e al centro dell’universo (sarebbe un mondo di unicorni e zucchero filato) ma un compromesso tra noi e il fuori, gli eventi.
Allora sì che Lancillotto ha il guizzo di capire quando mettersela e toglierla quella dannata (ma indubbiamente utile) armatura.

Completo a fiori: Quattromani
Cappotto: Constance C.

IMG_4826

IMG_4832 IMG_4827

IMG_4844 IMG_4829  IMG_4840  IMG_4847 IMG_4848 IMG_4922

Comments are closed.