Dall’intersezione al grafico cartesiano

Dall’intersezione al grafico cartesiano

Lo dico: non so che scrivere, cioè, in genere so sempre cosa scrivere, ma adesso mi vengono cose che non c’entrano niente con queste foto, ma proprio niente. Certo, come se io scrivessi sempre cose inerenti alle immagini che pubblico…

Ad ogni modo, quando sono con la mente che vorrebbe dialogare di una cosa e io di un’altra (talvolta sono due entità separate) che però ancora non ha raggiunto la quadra, nel dubbio digito. E chissà che verrà.
Viene che quel giorno lì, l’anno scorso, quando ancora avevo i capelli “da surfista”, non ancora da Marylin, a Como e di margherite vestita, riflettei su due banalissimi punti. Ora me lo ricordo.

Il primo verteva sul fatto di quanto fossi scema a volere sempre andare lontano, quando invece la bellezza è anche dietro casa. Voglio dire, perché io ho abitato tre anni a Firenze e non sono mai andata agli Uffizi? (Perché non vado pazza per i musei) Perché abito da diversi anni a Milano e non sono mai andata a vedere il Duomo? (Perché non vado pazza per le chiese). Ok ma perché ho scoperto Como dopo quattro anno di Milano, ed è a mezz’ora da qui? Perché oltre al Parco di Monza, Monza per me rimane un mistero? Perché non conosco, che ne so, Lodi o Sondrio? E perché non ho mai messo piede a Consonno, la città abbandonata, io che amo tutto ciò che è abbandonato? Perché sono fissa su SkyScanner a comprare biglietti aerei, ma mi viene poco spesso l’impulso di pigliare un treno e andare, bò, a Imperia? (Perché ora m’è presa la mania del surf, e a Imperia non si surfa).
Insomma, non voglio continuare ad essere scema, ma a prendere più treni, guidare più la mia macchina giù ad Arezzo, e  vabè, un giorno verrà questa moto.

Il secondo punto ora non me lo ricordo più, giuro, quindi me ne inventerò un terzo, facendo finta di averci ragionato quel giorno a Como, quando invece c’ho ragionato dopo: quel dì fu proprio un bel dì, conobbi delle belle persone, sia tanto che leggermente diverse da me, ebbi dei confronti interessanti, quindi mi venne da pensare sulla meraviglia dei rapporti umani. Voglio dire, sul fatto che un giorno non ti conosci, e il giorno dopo sai che a quella persona piace l’insalata e non la pasta al sugo. So che è una cosa naturale, ma a me è sempre sembrata una magia, che ad un certo punto, due, tre, dieci entità fossero nello stesso luogo alla stessa ora, a scambiarsi opinioni su cibo, arte, abbigliamento, gossip, filosofia, che ne so. E che poi un paio o cinque, o tre di loro si agganciassero, o che si disperdessero tutti, come se la contaminazione altrui non fosse mai successa. Il segreto per agganciarsi sono le intersezioni, ne basta una per fare da gancio per un possibile dopo. I punti in comune.
“Ma dai, anche a te piacciono le cose vecchie?”
E dall’intersezione si passa al grafico cartesiano, la curva che da zero sale, poi si ferma e chissà se scende, rimane una semiretta regolare, mantiene un equilibrio stabile, o si suicida per formare il serpente che ha mangiato l’elefante del Piccolo Principe.
Insomma, quel giorno riflettei sul fatto che è bello mettere la testa fuori, scoprire nuovi amici, conoscenti, meteore. Che poi tra tutti questi qualcuno ci finisce sicuro nel mio prossimo libro.

Total look: P.A.R.O.S.H.
Occhiali: Wes Gordon per Silhouette

 

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