C’era felicità nonostante non ci fosse il bagno

C’era felicità nonostante non ci fosse il bagno

Me li ricordo bene quei giorni.
C’era il signore con il camper vicino che mi offriva sempre del formaggio, suo figlio che si divertiva a rincorrermi attorno al van, e ogni tanto sì, pure a spararmi con una tromba di plastica, per poi morire dal ridere quando dopo fare finta di essere morta, facevo finta di ritornare in vita.
Penso quel bambino fosse come innamorato di me.
C’era un surfista vicino che stava tutto il tempo a disegnare qualcosa nella sua Moleskine guardando il mare, un gatto che sembrava un cane, un cane che sembrava un cane, e le mucche.
C’era aria di felicità.
Era l’estate, un’estate tutta improvvisata, tutta improvvisamente bella, tutta all’insegna del cercare di far stare due piedi sopra una tavola, tutta o sgambettando in acqua o sgambettando per la spiaggia. Ferma mai.

Non ero mai stata in un camper, non mi ero mai posta il problema di dove fare la pipì se non sei in una camera di un hotel, non sapevo cosa significasse appartenere ad una “comunità”, ovvero che da quando oltrepassi un certo confine sei una e centomila, nel senso che sì, sei sempre tu ma devi anche essere qualcun altra, cioè adattare la tua personalità a seconda della tanta gente diversa che puoi incontrare in un campeggio.
E alla fine la pipì l’ho fatta in angolini vari a caso e sono stata davvero centomila.
Buffo, in genere la pipì la faccio sempre in mare, ma con la mise da surf è un po’ impossibile.
Buffo in genere sono sempre me stessa, e invece stavolta ho dovuto adattarmi (o forse mi sono adattata essendo sempre me stessa?).


Buffo, in genere sono proprio una cagacazzi quando non ho le “necessarie comodità” (volgarmente parlando un cesso), e invece ero felice e basta. Perché di fronte agli occhi avevo sempre il mare, e con me sempre una tavola con cui vincere e combattere i flutti insieme. E delle rughe da sole in faccia non me ne fregava niente, e manco che la crema non facesse niente perché ero sempre a mollo alla fine. Certe volte è bene curarsi naturalmente e spontaneamente così tanto (semplicemente godersi la vita e la natura) da dimenticarsi di farlo “artificialmente” (e stai da dio non lo stesso, ma il doppio).

Completo da surf: Roxy

 

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