Ho riprovato a correre, e m’è garbato

Ho riprovato a correre, e m’è garbato

Era da un bel po’ che non correvo, quasi un anno e mezzo; avevo smesso perché mi faceva male un ginocchio.
Avevo provato a cambiare scarpe, a fare più stretching dopo l’allenamento, come consigliato da alcuni dottori, a correre non sull’asfalto, come consigliato da certi altri, insomma le avevo provate un po’ tutte, ma niente, il ginocchio faceva sempre male.
Allora decisi di darmi solo al nuoto, e di non alternarlo più alla corsa (infatti le mie spalle somigliano molto a quelle di Rosolino), e così è stato fino a qualche giorno fa, quando mi hanno chiesto se volevo correre ancora.
Sono sincera, ho avuto qualche dubbio, un po’ per paura del ginocchio, un po’ perché dopo un anno e mezzo, mi dicevo, non avrei più avuto fiato. Il fiato per nuotare non è mica lo stesso che per correre.
Ma alla fine a me basta tu dica “sport” che mi faccio convincere in due nano-secondi.
Detto, fatto. Mi sono trovata da capo a piedi in Mizuno vestita, e grazie a Mizuno, a “sgambettare” per il Naviglio con altre colleghe blogger e con una donna che m’ha subito conquistata: Charlotte, cioè Running Charlotte, blogger e Running Motivator, che evidentemente m’ha motivato molto bene.

Una cosa che ho capito subito è che quando correvo da sola tendevo sempre ad andare oltre, a fare sempre di più (il mio spirito di competizione è davvero tremendo a volte), invece stavolta mi sono sentita libera di non dover dimostrare niente a nessuno, ma di correre fino a quanto potevo. E alla fine ho sì corso fino alla fine, ma senza ansie o eventuali vergogne nel caso mi sarei voluta fermare.
Correre non è mica un dovere, correre è uno sport, e come tutti gli altri sport, come il nuoto quindi, che è il mio preferito, serve per farti stare non bene, benissimo (per questo, se posso, nuoto tutti i giorni). Facile.
Ho capito inoltre che ho fiato e che il ginocchio non mi fa più male, e che quindi posso anche tornare alla mia Martesana, un parco vicino casa mia, a correre in tutta libertà (e felicità) con la mia musica tamarra di M20, tra vecchietti con le mani giunte dietro la schiena a zonzo, e bambini zompettanti tra un’altalena e uno scivolo. A fare stretching su quella specie di ringhiera di ferro davanti sia al bar che alla Chiesa, dove alla domenica mattina si scatena una fauna interessante d’umanità.

E poi ovvio, c’è l’importanza dell’abbigliamento, a partire dalle scarpe: io ho corso con il modello Wave Ultima 7 di Mizuno, con X-10, una mescola in gomma e carbonio che consente maggior resistenza nelle aree ad alto impatto e fornisce più di trazione nell’area del tallone, un’intersuola a maggiore densità e comfort, e un rinforzo Dynamotion Fit che migliora la calzata e il controllo avampiede grazie alle cinghie di supporto in posizione strategica.
Per poco, perché fortunatamente faceva caldo, ho indossato una giacca corredata di dettagli riflettenti per le ore notturne e realizzata con il filato Breath Thermo, che cattura l’energia del corpo e genera calore attraverso una reazione chimica con il vapore acqueo scaturito dalla traspirazione, insomma assorbe umidità e mantiene lo stesso livello di calore nelle diverse condizioni esterne.
Per quanto riguarda i pantaloni m’hanno dotata del modello Mizuno Biogear 3000, realizzato con la tecnologia Drylite® di controllo della traspirazione che mantiene il corpo fresco e asciutto durante l’attività fisica, e fornito di tasche laterali e tasca di sicurezza con cerniera sulla schiena.
Insomma mi sono sentita una vera pro, o per lo meno pronta per un’altra nuova (ri)-avventura: la corsa.

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