Gente di mare

Gente di mare

sky_clouds_travel_fashionpolitan

Non so se possa definirmi stalker o attenta osservatrice. Davvero non lo so, dato che in spiaggia ho immortalato perfino culi ignudi (da lontano, ma li ho immortalati, ne è testimonianza una delle foto sotto).
Fatto sta che non è certo colpa mia se le spiagge sono piene di storie da essere raccontate, sia che si fondano con te, e che quindi diventano un po’ tue per osmosi, sia che non ti tocchino (anche fisicamente intendo), ma ti riguardano lo stesso a distanza, perché comunque in quel momento sono tutti pesci che tu scegli di pigliare con la tua lenza lunghissima e non percepibile da nessuno se non da te stessa.
La spiaggia è il vero mare dove pescare facilmente e innocuamente affascinante umanità. C’è sempre un discreto fritto misto lì. E a chi non piace il fritto.

Stamane mi sono svegliata con il miagolio sordo di Lina e la fanciullesca invadenza di due bambine che mi punzecchiavano con il dito indice la spalla.
Primo giorno di mare, agosto. Vado a vedere l’oceano talmente di fretta, come se dovesse ritirarsi per l’ora di pranzo, che mi scordo tutto, asciugamano, crema, pareo, ho solo la Canon, un notebook e un borsellino.
Quelle due tipette di pochi anni mi puntano, si fiondano-in-teoria-ma-delicatamente-in-pratica verso la sottoscritta, si piantano lì come Emma e Mel C delle Spice Girls ai tempi d’oro, e mi chiedono prima in spagnolo, poi in inglese (addirittura) se avrei voluto comprare uno dei loro braccialetti.
Arezzo, primi anni Novanta, io e Lucia, la mia “sorellina”, in mezzo al Corso Italia, da vere e proprie abusive, lì a vendere braccialetti intrecciati con fili di gomma e collanine con le perline. Per la cronaca alla fine fummo buttate fuori dalla polizia.
Più di vent’anni dopo mi rivedo in una spiaggia spagnola, a conoscenza pure delle lingue inglese e spagnola, e con un costumino niente male, e Lucia con me.
Do alla bambina con il costume intero, che poi sarei stata io, due euro, e lei non accetta, perché il bracciale costa con precisione un euro, non il doppio. Queste vogliono fare le cose onestamente, mica vogliono essere arrestate dalle forze dell’ordine per truffa a mano non armata.
Insisto io, insiste lei, e vince lei. L’altra bambina, una sorta di sua assistente o velina, mi porge una bottiglia di plastica piena di pochi spiccioli, e allora non faccio a tempo a far cadere la moneta nella bottiglia dal collo mozzato che al tintinnio dell’euro sugli altri, le due cominciano a ringraziare saltando e allontanandosi lasciando le loro voci come più  “educate”, perché più lontane, una schioccandosi il costume sul sedere, l’altra, colta da un raptus di esaltazione facendo rovinosamente cadere le poche monetine sulla sabbia.
È lì che mi sono ricordata della promessa che feci a me stessa tempo fa: quella di rimanere sempre un po’ bambina, libera da schemi troppi rigidi, libera di schioccarmi il costume sul culo davanti a tutti, libera di scegliere la cosa più facile senza curarmi di ferire qualcuno, ma almeno i bambini scelgono sempre, o bianco o nero, non fanno mai indugiare nessuno. Libera di regalare sorrisi gratuiti, o anche a un euro, ma non di più, libera di affrontare l’ignoto, di parlare con gli sconosciuti senza accettarne caramelle, o anche sì.
È stato lì che mi sono ricordata di quanto sia bello essere bambini, coloro che agiscono più e pensano meno, perché tanto hanno tutta la vita per sedersi attorno ad un tavolo e pensare, di quanto sia facile per loro comunicare. Li invidio talmente tanto che certe volte li imito.

La spiaggia è quel posto dove vedi tante nuvolette uscire dalle teste di ciascuno fare a cazzotti l’una con l’altra; si menano perché sono così tante che non ci stanno mica in una sola spiaggia, ogni persona pensa tanto, e lo fa sotto forma di nuvoletta. Le persone dicono che in spiaggia si rilassano, ma non è vero, nessuno riesce a non pensare, e a rilassarsi veramente, per lo meno per un lungo tempo.
E così c’è il bambino con la gamba rotta, che seduto e chino quasi a inzuppare la testa sulla sabbia, pensa che per quest’anno non può surfare come invece adesso sta facendo la mamma, che magari odia un po’, ma sempre sua mamma è.
C’è la signora di bianco vestita che chissà se pensa troppo o troppo poco, ma che in ogni caso cerca una risposta sulle punte dei suoi piedi.
C’è chi gioca, tutto in famiglia, chi fa riunioni “sindacali” con le classiche mani dietro la schiena, chi se ne frega della sabbia e cavalca le onde, prima le sormonta e poi cerca riparo in un tubo d’acqua, perché se ne vedi le potenzialità, lì si sta al sicuro.
Lì si sta come la marmellata (tu surfista) sopra il burro (la tavola) sopra il pane (le onde), è la goduria massima insomma. Insieme sono un gran bell’impasto, sia quando sono “ordinati” che quando si mescolano tutti insieme e fanno casino (le onde rompono), perchè tanto cambiando l’ordine degli ingredienti, il risultato non cambia.
Buffo, dovevo arrivare a 31 anni per capire che la mia colazione del cuore fosse pane, burro e marmellata.

Foto scattate con Canon 6D

bambino surf_beach

 

beach_child

beach_dog_fashionpolitan

child_broken_leg_somo

child_cloud_beach

children_playa_spain_travel

cloud_beach_travel_spain

dog_running_beach

family_somo_fashionpolitan

guy_walking_fashionpolitan

life_beach_travel_fashionpolitan

meeting

nudista_playa_travel

ocean_surf_life_fashionpolitan

old_woman_walking_somo

people_hill_fashionpolitan

people_standing_beach_fashionpolitan

sea_surf_travel

 

sky_clouds_travel

sky_spain_travel_fashionpolitan

somo_playa_fashionpolitan_travel

uomo_sdraio_beach

woman_white

Comments are closed.