La “meta-donnina” per (non) caso

La “meta-donnina” per (non) caso

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Ritengo che mi piaccia molto parlare, però solo quando lo dico io.
Questo è quello che racconto a me stessa e agli altri, non certo per darmi un tono, ma perché forse credo di essere più stronza di come sia realmente.
La verità è che alla fine mi piace parlare con tutti, persone che conosco e che non; quelle volte che sto zitta, in cui non rispondo o in cui non prendo l’iniziativa è perché, incredibile ma vero, sto pensando.
E penso anche che io parli tanto non solo per “colpa mia”, ma perché sono le persone a volermi dirmi qualcosa, tante persone.

Diversi mesi fa mi è successa una cosa splendida: stavo passeggiando per un villaggio apparentemente deserto, quando vedo una donnina con gli stivali di gomma lavare di buzzo buono dei tappeti. Mi guarda, la guardo, ci sorridiamo.
Mi dice qualcosa che non capisco, il suo cane viene verso di me a reclamare carezze, lei mi riguarda e mi fa cenno di entrare a casa sua.
Poi si toglie gli stivali, mostra le calze bucate su un dito, si vergogna un po’, mi sorride come se avesse mangiato il marshmallow più buono del creato, inclinando la testa leggermente verso sinistra, sparisce dietro una tendina “anti-mosche” e riappare dopo pochi minuti con una limonata, dei dolcetti presumo da lei preparati, qualcosa al formaggio di qualche giorno addietro, e un passo nervoso “da ospite inaspettato a casa”.
Mi siedo nel suo terrazzino, davanti un tavolo di pietra con uno di quegli ombrelloni ficcati nel mezzo con la pubblicità di un gelato rubati ad un bar magari chiuso, vista mare, con un gatto malaticcio accanto, e tanti tappeti stesi, forse quello era il giorno dei tappeti, dato che l’isola ne era tappezzata come se fossero impalcature di cemento morbido.
Mi parla, non capisco quasi nulla, mi scrive il suo nome su un foglietto di carta, a mano, con quella calligrafia che non esiste più, che impari a scuola, nella scuola pre-computer, con tanti fronzoli e ghirigori, mi mette in mano un biscotto e mi saluta.
Fa tutto lei.

La verità è che non ho capito nulla anche se in realtà ho capito tutto.
Ho capito che voglio vivere così, parlando con persone che trovi per caso perché sono loro a cercarti in realtà, mangiando biscotti rinseccoliti ma ammorbiditi da grammi e grammi d’amore, parlando la lingua universale della purezza e della bontà, visitando case di gentili sconosciuti sentendomi un po’ Nanni Moretti in Caro Diario, respirando semplicità, e camminando a piedi nudi.
La signora dalla calza bucata è stata un po’ come una mia nonna per qualche minuto, s’è presa cura di me come se fossi una delle sue nipoti sparse per il mondo che è tornata dopo anni dimenticandosi perfino della lingua.
È stata un regalo, un pandoro ricoperto di zucchero vanigliato che non fa ingrassare, se non di etti di spensieratezza.
È stata un’apparizione, una storia nella mia storia, quindi lei una “meta-donnina” con la faccia di un animaletto sempre felice.
Che poi le persone le incontrerai anche per caso, ma alla fine niente è a caso, qualcuno che decide c’è, e lo decide in stretto e silente patto con le tue corde. Non dovresti saperlo, ma il bello è fingere di essere incosciente.

Abito: P.A.R.O.S.H.
Occhiali: vintage

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Comments are closed.
  1. Desirèe

    31 August 2015 at 11:48

    queste foto sono una poesia *-*

    http://www.thefashionprincess.it/

  2. Elisa

    1 September 2015 at 13:46

    “Lo decide in stretto e silente patto con le tue corde” mi piace un sacco! Credo che anche la nonnina del mio post ti piacerebbe, indossa due occhiali e fa l’uncinetto per le vie di Pag.