Qui ero a Parigi, appena dopo la sfilata di Wunderkind. E le fashion blogger si sa, dopo i fashion shows si fanno le foto ai proprio look, così da avere materiale per il blog.
Oddio, la verità è che c’è chi si piazza, da vera sfigata, davanti alle location delle sfilate, aspetta scatti da qualche fotografo di streetstyle meglio se famosissimo, va poi ad auto-stalkerarsi online, per trovare le foto di se stessa ed usare quelle per i post. Perché ovviamente fa molto più figo scrivere “Tommy Ton, thank you for the amazing pic” (ricordo in questo video l’importanza dell’amazing).
Sottotitolo: Loser.
Tutto ciò per dire che ultimamente la parola “location” mi sta davvero stalkerando la testa.
Devo trovare una location, devo trovare una location, devo trovare una location, devo trovare una location ho detto.
Sottotitolo: e poi trovare tutto il resto.
Per cosa non ve lo dico, anche se alcuni forse lo sanno già.
Location. Io non sono mai stata una persona ansiosa. Location. Evidentemente con le cose davvero importanti ho scoperto di esserlo. Tutto il resto. E la location. E ciò mi rende ansiosa, cioè il fatto stesso di avere ansia.
Poi funziona così: tutti potete dirmi di stare tranquilla, che andrà tutto bene, che verrà gente e che io sarò bellissima, ma in questo momento ho due zolle di prosciutto sulle orecchie, e pure un cellophane di lardo sul cervello che mi fa ragionare poco.
Il meccanismo così segue: ce la farò, ce la faremo, perché sono una figa. Chiamasi processo di auto-convincimento con punte di auto-stimolazione.
Ma la mia testa non potrebbe semplicemente rallentare a volte? O per lo meno in questo caso. Come una pazza continuo nel mio auto dialogo o monologo rispondendomi così: “no, non potrà rallentare, non adesso, evidentemente adesso hai bisogno che frulli come eliche di elicottero, per alimentarti così di carburante adrenalinico, per renderti eufemisticamente parlando euforica.
Ne ho bisogno, dice (l’altra me).
Maglia Maison About
Gonna P.A.R.O.S.H
Parosh
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