Se fossi un formaggio sarei un GranMix Ferrari

Se fossi un formaggio sarei un GranMix Ferrari

Ci sono quelle cose che ti porti dietro fin da bambina, quelle abitudini o quegli oggetti che resteranno con te forse per sempre. Nel mio caso per esempio ci sono la bicicletta, l’amore per gli animali, il bere il latte tutte le mattine (e alla prima occasione possibile), nuotare, avere un’agenda/diario.
Più ci penso e più ritengo sia strabiliante; voglio dire, il fatto che certe cose non cambino mai nonostante tu cresca. È strabiliante perché alla fine diventano quelle familiari certezze a cui tu non vuoi/puoi più rinunciare per niente al mondo, la sola routine per la quale non ti annoi mai.

Bè, io ho una “cosa” in particolare che mi porto dietro fin da bambina che è a sua volta una “cosa” familiare”: il formaggio. Sono cresciuta con questo divertente teatrino: mia mamma che apre il frigorifero e trova il formaggio “addentato”, lei che va da mio papà a fare finta di rimproverarlo per averlo mangiato, lui che nega l’evidenza, io che penso perché lui si ostini a non usare il coltello.

Quindi la passione per il formaggio è una questione aperta che affonda le sue radici nella famiglia dei Golosi (i Del Pasqua); per questo motivo quando Ferrari Formaggi mi ha convocata per il trentesimo compleanno del suo “figliolo” GranMix (quelle buste al cui interno ci sono mix di formaggi selezionati) ho esultato e non poco.

I motivi della mia felicità sono stati diversi:

1) Concretamente parlando il primo motivo è il formaggio stesso, il suo sapore, e la voragine di bei ricordi che ogni volta dalla bocca attraverso un condotto invisibile mi scoppia in testa.
2) Ferrari Formaggi è un’azienda familiare, al cui capo c’è un baldo giovane di quasi 87 anni, Giovanni, di cui, ve lo premetto già, mi sono innamorata, che ebbe l’intuizione di creare un prodotto assolutamente originale e del tutto innovativo, il GranMix appunto. E poi ci sono le figlie, tre bellissime donne, Silvia, Laura e Claudia, che graficamente, nel logo, sono le tre margherite, logo tra l’altro disegnato dalla madre. Quindi praticamente è un’azienda tutta al femminile, e questo mi rende fiera; bada bene, non perché le donne siano meglio degli uomini, non amo per nulla le femministe, ma perché hanno una sensibilità diversa, o meglio, hanno una particolare sensibilità.
3) In frigo ho sempre il GranMix, quello al pecorino, lo metto anche sul riso bollito: riso, formaggio creativo e basta.
4) Il concetto del mix lo trovo grandioso, geniale, perché mixare è tutto ciò che c’è di opposto alla noia, è una sfida; io lo applico sempre alla moda, ne ho fatto praticamente una filosofia di vita. Perché è la sprecisione nella precisione, il coraggio del non convenzionale, il gioco. Mixare, per esempio, un tipo di pois con un altro di tipo di pois o con delle righe rende unici, spiazza: all’inizio sei, come dire, “imperfetta agli occhi dei più”, poi diventi diversa e successivamente “diversamente cool”. Mixare, vecchio e nuovo, fantasie con fantasie, richiede cervello e gusto assieme, competenza ed un pizzico di ironia; per questo mi diletto sempre con entusiasmo a provare “ricette di moda” diverse, perché la moda non deve mai essere scontata, deve essere come una palla che gira senza sosta per il mondo spinta dalla curiosità, prendendone gusti, sapori, tradizioni, altrimenti che gusto c’è? È ironia pura. 
Non a caso ero a festeggiare il compleanno con dei grandi esponenti della mixability che hanno dato il proprio contributo, ognuno a proprio modo, durante la serata: il dj Lele Sacchi, il mixologist Oscar Quagliarini, lo chef Misha Sukyas, ed Emanuele Rabotti di Monte Rossa della Cantina Storica della Franciacorta.
5) La cena era al Castello Sforzesco, al Calicantus, una location “abbastanza” magica, direi.

E la serata è stata una bellissima festa tra amici, deliziati dalle particolari creazioni di Misha, tutte a base di formaggio ovviamente, dolce compreso (che è stata anche la mia portata preferita).
Seduto davanti a me c’era proprio il Signor Ferrari, speravo proprio di finirci vicina per farci due chiacchiere, e così è stato. Con occhietti furbi e con un’eleganza invidiabile mi ha raccontato di lui cresciuto tra i campi, della sua passione per i viaggi (mi ha parlato di Alaska e Canada), e per gli animali.
Se dovessi descrivere il signor Ferrari con tre aggettivi lo definirei con: dolcezza, determinazione ed eleganza, perché la passione è sottintesa, la sua come quella delle tre figlie.
Con una di loro parlavo proprio di come i prodotti rispecchiano le persone che li comprano: bene, il GranMix è il prodotto comprato dalle persone creative, “colorate”, originali.
Bingo. Forse è anche per questo che quella sera lì mi sono sentita in famiglia, a mio agio.
E poi anche perché ero in mezzo ad una storia, a delle persone con qualcosa da raccontare, mi sono quasi sentita parte di un romanzo.
Bene, ed ora voglio andare a visitare direttamente l’azienda, così quel romanzo mentale magari lo continuo.

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