Sull’importanza del caffè al bar

Sull’importanza del caffè al bar

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Ci sono certe cose che sono sottovalutate: i ceci essiccati da mangiare come snack, i lapis (per chi non capisce sono le matite), che ti danno quella meravigliosa libertà di scarabocchiare come nessun altro mezzo “grafico”, i tempera matite, che quando si cercano non ci sono mai, le cartoline, aprire le finestre al mattino prima di andare a fare colazione, le saponette, prendersi un caffè fuori, da sole o in compagnia, con tutta la calma del mondo e senza parlare di lavoro.

Ultimamente mi piace riscoprire la lentezza delle azioni, provo a rendere concreti i miei pensieri di rendere una lumaca ciò che in realtà è una Ferrari, cioè il mio cervello che (purtroppo) va troppo spesso a duecento all’ora.
Provo a camminare invece che a correre, a far volteggiare la mente invece che a centrifugarla, a respirare “educatamente” invece che a trattenere il respiro per poi vomitarlo tutto insieme e restare affannata, a cercare la natura anche in ciò che non c’è.
E il riacquistare la naturale abitudine di sedersi ad un caffè, senza dove guardare l’orologio, senza dover necessariamente prendere un cellulare in mano, piuttosto che un taccuino, piuttosto che niente, è una delle riconquiste più difficili ma più soddisfacenti della società moderna. Pare un discorso da vecchi ma è così.
Laddove non c’è la natura, ci può essere il naturale corso delle cose, tra cui il godersi un cappuccino tenendo le chiappe bel salde sulla sedia e incrociando gli sguardi dei passanti, non di supporti tecnologici.
Il più difficile detox.
E allora sì che il cappuccino ti sembra più buono, la torta al cioccolato una sana mela rossa, i tuoi muscoli ti rendono grazie, la tua fronte diviene meno rugosa, e il cameriere stronzo più simpatico.
Se è così difficile da fare, intendo a sedersi nella pace più totale senza dover pensare a cosa fare dopo (sembra che adesso non ci si focalizzi mai sul presente, ma sempre sull’immediato futuro), basta rimembrare i nostri nonni, che stavano pomeriggi interi seduti su una seggiolina scassata di un bar a bere bianchini e a giocare a carte.
Loro i problemi non se li creavano mica. Anzi.

Gonna: San Andrès Milano
Camicia: vintage
Giacca: P.A.R.O.S.H.
Calzini: Red Sox Appeal

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Comments are closed.
  1. Eni

    8 May 2015 at 20:35

    Io mi ricordo di questo look. L’avevi postato un po di tempo fa su IG, vero? Mi ricordo la prima foto, bellissima, seduta al bar. Complimenti per il look e per ciò che scrivi, mi piacciono molto i tuoi post.
    Un bacio e buon fine settimana,
    Eni

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    • Lucia

      9 May 2015 at 1:34

      wow attentissima! grazie!