Parigi è una modella, fa la figa perché lo è

Parigi è una modella, fa la figa perché lo è

donna_corvoCorvetto, fermata Corvetto

Non è che conosca Parigi come le mie tasche, solo che ogni volta che ci vado è come se sentissi di conoscerla bene, o meglio, come se lei conoscesse me alla perfezione e mi tenesse per mano. Per certi versi mi ci sento a casa, sicura, certe altre invece me la sento come un paio di pantaloni troppo grandi, nei quali mi ci perdo dentro. Mi capita spesso quando cammino per la città di rallentare il passo e avvertire dei brividi sulla schiena, come se una secchiata d’acqua gelata mi segasse le gambe, e allora a quel punto è come se mi volessi fermare per paura.
Paura di quelle strade che sono come arterie di grandi polmoni che respirano troppo, non troppo in fretta, ma che prendono troppa aria, e allora trascinano indietro e poi all’improvviso in avanti tutto quanto, un po’ come la marea e le onde violente dell’oceano.
Paura di quell’eccessiva magnificenza, grandezza, maestosità.
Paura come di aver perso qualcosa, il borsello, il cellulare, o forse me stessa, perché io a Parigi mi ci sento come un ago in un pagliaio, proprio piccina. E anche quasi inferiore, perché come si fa a raggiungere quella bellezza così palesemente sfoggiata, vanitosa e perfetta seppur a tratti decadente?
Parigi è una modella, fa la figa perché lo è, e anche quando perde lustro, tanto tutti la ricordano come “la bella Parigi”. E anche perché poi va di moda il fascino leggermente imperfetto e trasandato.
Tuttavia mi ci ritrovo sempre. Quella bastarda ti fa sentire una che non è autoctona, bensì marca la mano sul tuo essere straniera, per questo ti stordisce facendoti perdere il senso dell’orientamento, sballottandoti capo e corpo di là e di qua, ma poi alla fine t’accompagna sempre dove vuoi arrivare.
Parigi vede e provvede, ma non subito.
Ti fa capire d’essere complicata, dandoti il tempo d’intendere se ci vuoi stare o no in quel groviglio di rose, che hanno sì le spine, ma sono pur sempre fantastiche rose rosa e rosse.
Ma è comunque un groviglio. Di gente prima di tutto, ma quanta gente c’è a Parigi? Per fare una foto senza persone o devi contare in un miracolo di Santa Rita o sperare che all’alba a Parigi ancora tutti dormano.
Di gente che sta bene e che sta male. Il glamour s’interseca con il disagio ma senza fondercisi, sono due mondi ben separati ma conviventi, stanno nello stesso “appartamento”, ma con due bagni e camere ben diverse, il salone è in comune, e quello è bellissimo per tutti e due. Storie di ricchi e poveri, di chi dorme dentro e chi fuori.
E lì tutti amano stare fuori, non dormire, ma bighellonare, oziare, mangiare, camminare, a prescindere dalla temperatura.
Poi arrivi alla sera e ti domandi perché sei stanca, bè, perché che tu cammini o ozi, con tutto quel bombardamento visivo così eterogeneo sarebbe impossibile restare belli freschi.

Foto realizzate con Canon 6D lente 25-70mm.
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