Chissà quando lo rivedremo

Chissà quando lo rivedremo

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Il Sindaco di Milano, in data 11/02/2014, ha annunciato l’inizio prossimo dei lavori del Teatro Gaber, che non è una nuova struttura, ma un antico “edificio” di Via Larga. Vi ricorda qualcosa, Milanesi? Il teatro Gaber altro non è che il famoso e vetusto Teatro Lirico, vero e proprio pezzo di storia per Milano.

Nato come secondo teatro della Lirica della città, era detto della Connobiana (perché l’arciduca Ferdinando nel ‘700 propose di costruire sull’area delle scuole cannobiane, fondate da Paolo da Cannobio, un teatro “popolare” da affiancare al “nobile” Teatro alla Scala) e venne aperto un anno dopo il Teatro della Scala.
Si presentava con una tipologia del teatro all’italiana con pianta a ferro di cavallo e con vari ordini di palchi e loggione.
Viene inaugurato la sera del 21 agosto 1779 con uno spettacolo e musiche di Salieri. Lo stesso Doninzetti presentò nel 1832 la prima dell’”Elisir d’amore”.
Caratteristica della Cannobiana era la gestione comune con la Scala con i medesimi impresari.

Come sempre accade nei momenti di crisi, le manifestazioni diminuiscono fino quasi a cessare, e tale declino dura per più di venti anni, fino a quando l’editore musicale Sonzogno nel 1894 riesce a dargli nuova vita e nuovo nome, quello che terrà fino quasi ad oggi: Teatro Lirico Internazionale. Riprende splendore diventando un faro importante della cultura milanese ed italiana. Dalla platea, ai palchi al loggione si sentivano echeggiare le aree cantate dai mostri sacri del bel canto, come Enrico Caruso e Angelica Pandolfini.

A differenza del Teatro della Scala dove imperava la musica classica, da Verdi a Puccini fino a Wagner, il Lirico si adeguò a tenere a battesimo la prima dell’opera cinematografica “Kabiria”, considerata per quei tempi un Kolossal.
Negli anni venti e trenta Il Lirico si cimentò ad ospitare anche una musica meno classica, caratterizzata da aree orecchiabili e fischiettabili, come l’operetta di Carlo Lombardo, “Il paese dei Campanelli”, quella musica che ti entrava nel cuore: quante volte mio padre cantava a mia madre quella famosa area della Luna…

Nel 1926 il Teatro ritornò in proprietà del Comune di Milano, nel 1938 venne danneggiato da un incendio e a seguito di ciò il Comune affidò all’architetto Cassi Ramelli la sua ristrutturazione, dandogli un aspetto più moderno.
Il Lirico dovette poi ospitare la Stagione teatrale della Scala, in quanto essa rimase inagibile per i devastanti bombardamenti dell’agosto 1943.
Ospitò anche i fantasmi e morituri del Fascismo, l’ultima adunata con il “Discorso della riscossa”.
Dopo la guerra il Lirico riprende la sua funzione culturale e nel 1960 ci fu la svolta: il comune di Milano concedette l’uso al Piccolo Teatro diretto da Strehler, che per lui diventò la sala più grande, ospitando e dirigendo opere di Brecht e balletti.
Iniziano negli anni del rock i concerti di Gaber, di Mina con la sua sublime voce. Nel 2003 il Lirico, per volere del Comune, aggiungerà al proprio nome quello di Gaber, il poeta musicale della Milano degli anni ’70-80.
Lo si chiude pubblicando un bando per un progetto di restauro ed anche per dargli una nuova funzione.

Quando la sera si passa per via Larga e si vede la facciata de Il Lirico scarsamente illuminata con sbarre alle finestre e all’ingresso, regnandovi un silenzio assoluto quasi spettrale, tipici segni dell’abbandono, è davvero triste.
Credo che il grande Gaber non sarebbe orgoglioso di essere associato ad un teatro morto.

Signor Sindaco e futuri Sindaci, non lasciate che l’arte sia dileggiata, perché se ciò accadesse sarebbe un disprezzo per la  cultura e la storia gloriosa di Milano.

In questi giorni, comunque, Pisapia ha presentato un progetto di rinascita: un investimento di 16,5 milioni per la ristrutturazione e la costruzione di un bar-ristorante con vista sia sull’interno del teatro che all’esterno.
Staremo a vedere, e speriamo bene.

Il Dottor Del Pasqua

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