Raggiungi un estremo per assaporarne al meglio un altro

Raggiungi un estremo per assaporarne al meglio un altro

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Non sono una di quelle che rinnega il passato, che va avanti senza guardare indietro, anche perché non ritengo sia possibile, si guarda al futuro solo se si hanno le palle di guardare ciò che si è fatto prima, è grazie al “pre” che “diventi grande”.
Se si vogliono cambiare certe cose, è perché il metro di paragone è proprio il passato, come quando dici “voglio diventare mora”, si presuppone che tu abbia i capelli di un altro colore. O no?
Detto questo, ci sono ovviamente delle cose che voglio cambiare di me.

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Il primis il mio essere troppo “social”. Voglio tornare ad essere social-e, a comunicare con le persone a voce, e meno via chat (eliminare le chat è ormai impossibile). A scrivere lettere e cartoline, e non emoticon, e a riceverle (anche se so essere impossibile). Non voglio più vedere whatsappate con la “k” al posto della “c”. Voglio riscoprire il piacere di guardarsi negli occhi, e quel coraggio perso per farlo. Comunicare alla “vecchia maniera” è più difficile, ma più emozionante. E pensare che prima era la normalitá. Voglio telefonare e ricevere chiamate, parlare (quello non è un problema eh) ed ascoltare senza essere interrotta dal suono di Whatsapp, e non voglio più essere maleducata distogliendo gli occhi da chi mi parla per la stupida e inesistente urgenza di rispondere ad una faccina virtuale. Voglio una comunicazione “più comunicabile”, meno frammentaria e subdola, più diretta.
Sono sicura che farebbe bene a tutti.

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Poiché mi sento più “vecchia” nel senso di saggia, voglio continuare a cercare il mio equilibrio tra energia, follia (misurata) e karma, calma. Difficile ma non impossibile.
Voglio lavorare tanto, stancarmi tanto, essere esausta per poi godermi l’esatto opposto, la quiete estrema del mare, la montagna o la campagna, posti deserti, pieni solo d’animali e natura meglio se aspra. Ve l’ho detto che sono diventata vecchia. Ti godi meglio la pace della solitudine dopo che ti sovraccarichi di parole e immagini, raggiungere un estremo per assaporarne al meglio l’altro.

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Voglio imparare a fare i centrifugati, anche se purtroppo ora vanno di moda come andavano una volta i cupcakes, e anche se devo comprarmi un centrifugatore (si dice così?), perché con il mio frullatore mi vengono fuori le pappine alla mela e banana della Mellin.

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Voglio fare tanto sport, non che adesso ne faccia poco, anzi, tra bici e piscina le mie gambe pareggiano quelle di Seedorf, ma desidero tornare sulla tavola da snowboard e anche sul surf, quindi mi correggo, diciamo che voglio “differenziare” con lo sport, perché benché lo sport abbia l’unico fine di farti stare da dio, ogni disciplina lo fa in maniera diversa, ecco, io voglio scoprire le diverse strade per arrivare alla felicità sportiva.

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Vorrei una casa più grande in modo da crearmi un mio piccolo studio con le mie vecchie riviste, libri, foto e cose a caso, nonostante mi dispiaccia abbandonare la mia attuale dimora, ma non ha senso essere legati al passato solo per ricordi e nostalgia. Il passato deve essere funzionale, non un ostacolo.

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Voglio continuare a vedere un mondo a colori non avendo paura delle apparizioni di bianco o di nero.

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Voglio fare un viaggio da sola, è da un bel po’ che non lo faccio.

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Voglio combattere se necessario, e fare sempre la pace, da vincitrice o perdente.

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Quando si cambia, si sta cambiando, il più delle volte c’è sempre la musica che ti accompagna, un elemento non invasivo ma penetrante, amico profondo, triste o allegro. In genere le canzoni di “rottura”, sono sempre forti, rock, audaci, per me no, perché qualsiasi rottura è un nuovo inizio. Per me da ora in poi sarà tutto molto frenetico, energetico, come quando azzanni un pezzo di limone, per questo le mie canzoni sono serafiche, pacifiche, oniriche, nel senso che ti fanno sognare momenti d’una volta che avrei tanto voluto vivere, quelli in cui la tipografia era opera d’arte, e gli abiti erano tutti eleganti.
Paolo Conte è uno di quegli artisti che ho sempre in cuffia, che mi fa battere insieme i talloni saltellando, che mi fa dondolare la testa ovunque e con chiunque io mi trovi. Uno di quelli che mi fa pensare che ogni giorno è un nuovo inizio.

Un’altra canzone dei miei momenti di cambiamento è quella cantata da Ginger Rogers e Fred Astaire, la amo:

Duke Ellington, che è gioia pura:

E fra le molte altre ne ho anche io una very energetic:

Il 14 febbraio sarò all’evento “del cambiamento” #Breakupandmove, ovviamente ne avrete documentazione.

Tutte le foto sono state scattate da me nel corso dei miei viaggi

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