Sarà mica l’isola di White?

Sarà mica l’isola di White?

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Devo fare una confessione: erano un po’ di stagioni che non andavo al White, perché il più delle volte m’innervosivo (strano, eh?).
Ogni volta che vedevo un prodotto che desideravo condividere (sorry, sono una blogger), chiedevo il permesso di fotografarlo e le risposte erano quasi sempre due, la prima: “Ma tu chi sei?”, mentre la seconda: “No, perché sennò mi copiano”.
Certo, come se dopo, all’uscita ufficiale sul mercato, non copiassero. E poi come se ai brand specie emergenti non servisse un po’ di “pubblicità”.
Quindi avevo gettato la spugna, è sempre meglio cercare di tenere un karma calmo.
Quest’anno però c’ho riprovato, perché diamine, a me il White piace ed è sempre piaciuto, è più tranquillo del Pitti, più umano, con meno manichini che fanno finta di telefonare, anzi sono praticamente assenti, e più occasioni per parlare con calma con i designer o con chi c’è negli stand (poi vabè, io parlo anche con i muri).
E non so che è successo: o io sono diversa, o è successo un miracolo, perché nessuno mi ha detto di non fare foto, anzi.

La verità è che io amo le fiere, perché amo chiacchierare, sapere, curiosare, toccare, senza ansia né fregola, amo conoscere, studiare, socializzare con chi voglio io. Faccio parte della categoria “blogger che va alle fiere”, perché amo i reportage, o chiamateli come volete. E il White è un po’ come un’isola, una volta che sei lì devi spenderci un po’ di tempo prima di riprendere il traghetto per tornare a casa, per ammirare i monumenti (abiti e accessori), e chiedere informazioni agli autoctoni (chi sta negli stand) sulle bellezze del luogo (le proprie collezioni).
Toh, sarà mica l’isola di White?
E qui, nella tranquillità della vita insulare, ho pescato i miei pezzi preferiti, che ovviamente condivido con voi:

Colors of CaliforniaSAMSUNG CSC

Ci sono persone che sono ossessionate da pezzi trasparenti: trench trasparenti, borse trasparenti, calzini trasparenti, e scarpe trasparenti soprattutto, tipo me. E se si hanno i piedi brutti, chi se ne frega, ci si mette il calzino. Questi boots li ho trovati deliziosi, soprattutto immaginandomeli come dico io: o con jeans skinny a vita alta o con gonnelline al ginocchio. Della serie: non vedi l’ora che piova (anche se in realtà vedi -e non vedi- eccome).

Dita

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Mi hanno detto dalla regia che sono gli occhiali da sole indossati da Beyoncé in uno dei suoi video. Fighi sono fighi, e la cosa ancora più figa è che io non avrei alcun problema ad uscirci fuori per andare a comprare il pane. Prima o poi questa la devo capire: mi vergogno per una gonna troppo corta, per una maglietta anche poco scollata e poi sono  estremamente sciolta a farmi vedere con due fanali da Il-mio-nome-è-Jem. Ma che devo fare?

GCDS

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È l’anno del body, il mio anno. Compro più body che scatolette di tonno. Questo è favoloso: con la zip davanti pare una maglia tecnica da bicicletta, e dietro c’è il logo che per inspiegabili motivi trovo azzeccatissimo, così bianco su nero, forse perché nell’insieme mi sentirei una ciclista professionista, adorerei, o forse perché con un paio di pantaloni neri strettissimi a vita alta, o anche scampanati, mi sentirei davvero bona.

Knob

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Skateboard e cartelle, siamo tutti (di) molto old school, e ne andiamo fieri. Sarebbe tutto ancora “più perfetto” se in codesta cartellina ci fossero anche un quaderno a quadretti  dalla copertina nera, un panino al tonno (sono fissata, non se se l’avete capito) e maionese, una penna (e chi le usa più? – io -) e una scancellina liquida dal classico odore che ammazzerebbe dodici topi in un colpo solo.
Per poi andare a scuola con lo skate, ovviamente.

LC23

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Quello che mi piace di Leonardo Colacicco è che fa un uomo scherzoso e divertente senza essere necessariamente effeminato. Non so, guardo le sue creazioni e sorrido. Io qui ci vedo una sferzata d’ironia nei confronti di chi in un giorno ha deciso di fare surf (solo perché è di moda), quindi vuoi la bicicletta? Pedala. Vuoi fare il figo provando a stare in piedi su una tavola? Prenditi le tue responsabilità. Fila tutto.

Maki

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A me gli occhiali piacciono praticamente tutti, sarà che è l’unica cosa che mi sta sempre bene, o perché basta poco, un occhiale, appunto, per cambiare. Approvo i Maki perché sono semplici, portabilissimi, ma con qualcosa in più, che sia il colore senape o l’astina in metallo per il naso. Less is more, dicono.

Malibu 1922

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Non sono una pervertita, ma mi sono innamorata di questo collare. E vi dirò di più: quando l’ho visto ho pensato che potesse piacere anche alle non amanti del “genere”, ovvero che fosse un accessorio non dico versatile, ma democratico.
Allora sì, forse sono pervertita.

Mavranyma

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I ragazzi di Mavranyma, nonostante non riuscirò mai a scrivere il nome di questo brand non facendo copia-incolla, mi stanno simpatici. Ancora di più perché hanno proposto uno zaino con un mini pannello solare e porta USB all’interno. Una cosa non utile, oltre. Per quel che riguarda gli stivaletti neri penso che tutti gli uomini debbano averne un paio.

Monobi

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Quando vedo capi normali da uomo sono felice. Voglio dire: normali, tecnici, ben lavorati, made in Italy dai tagli normalmente maschili. Quindi, se ogni uomo dovrebbe avere un paio di stivaletti neri, dovrebbe anche adoperarsi per tenere nel proprio armadio un giaccone come quello sopra (non quello che ho provato io, cioè anche), multitasking, indistruttibile e dal design semplice che va bene per tutto.
Perché qua sembra che ultimamente si dimentichino che il genere maschile è anche maschio, e che i maglioni con le stampe con le scimmie non è che li apprezzino molto, poveri cristi.

Thom Browne

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Fanno un po’ brutto, perché li vedo bene addosso al genere “malavitoso style”, tuttavia li promuovo a pieni voti. La domanda è: lo specchiato non c’è venuto a noia? Sì, ma questo è più specchiato dello specchiato, tipo murato. Capito come?

Twins for peace

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E questo è il mio pezzo, anche se poi sono due di pezzi, preferito del White: delle scarpe decorate con delle perline imbastite a mo’ di cielo e nuvole. Chi l’ha detto che si ha solo la testa fra le nuvole?

Slam Jam

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Slam Jam, retail, distributore dello streetwear a livello internazionale e parte attiva nella diffusione della street art sul territorio italiano, in occasione dei suoi venticinque anni di storia, ha organizzato il progetto Metropolis, che mette in scena la Londra degli anni Settanta/Ottanta e la Londra di oggi viste attraverso gli occhi di due artisti: Derek Ridgers, fotografo autore del libro “London Youth 78-87”, e Cieron Magat, giovane promettente regista londinese del film “Get Lost”. Una piccola ma interessante mostra di ritratti, con quella musica che ti da la carica e soprattutto, le luci azzeccate (che è merce rara).

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  1. Ida

    21 January 2015 at 9:42

    Avevo il tuo stesso problema. Non per questo avevo rinunciato a fare la mia solita gita, ma avevo smesso di chiedere foto, avevo smesso di dire chi ero e avevo smesso di provare in qualche modo a promuoverli. Guardavo silenziosa, silenziosissima.
    Quest’anno magari… ci riprovo 🙂

    Le Stanze Della Moda