Siamo più social che social-i. E non mi piace.

Siamo più social che social-i. E non mi piace.

SAMSUNG CSC

Suonerà banale, suonerà “antico”, suonerà persino scomodo, ed io sembrerò un’incoerente e impopolare, ma la domanda me la faccio lo stesso da un bel po’: “Ma dove diavolo siamo arrivati?”.
È questa la modernità?
Parlo di social network. Siamo arrivati ad essere più social che social-i, più online che offline, più muti che parlanti, perché parliamo, per abbreviazioni, con le dita, più lobotomizzati da foto e scritte spesso sgrammaticate di sconosciuti, perché sui social accettiamo tutti a caso, che da un buon o cattivo film.

Siamo palesemente dipendenti da tutto ciò che passa dal telefonino e dal computer, e questo mi fa paura.
E penso di aver ragione ad avere paura.
Prendiamo ad esempio Facebook: come ogni altro social network ha una sua storia di fruizione; a cosa serve Facebook? Effettivamente per mostrarsi più belli, più bravi e più fighi di quanto realmente siamo, non a caso non c’è foto senza filtri che passi, per provarci, per flirtare, per spiare belle ragazzotte mezze ignude al sabato sera nella discoteca hipster del momento, per spiare i loro stessi selfie a casa dell’amico creativo, per ammirare foto di quelli con il cockatail in mano e camicia bianca sbottonata, per condividere qualsiasi tipo di idee, dall’”oggi è freddo” (ma ‘sti cazzi?), alle vicende politiche, fino all’ecografia del futuro nascituro, per mostrare la propria personalità attraverso un quadro completo musicale, cinematografico e iconografico (fossero tutti così), e per lobotomizzarci, perdere tempo, rubare tantissimo tempo prezioso alla nostra vita reale.

Su Facebook ci sono i single che sfoggiano d’essere single, e se ne vantano fino all’infinito facendo sentire in colpa chi è accoppiato.
Ci sono gli accoppiati che sfoggiano d’essere accoppiati e sfracassano i maroni, facendo sentire in colpa i single.
Ci sono quelli che vanno in palestra una volta ogni cinque ore, postano scarpe da ginnastica, costumi da piscina, bici da corsa, sfracassano i maroni, facendo sentire in colpa chi invece è in totale mood relax con Nutella alla mano.
Ci sono quelli del mangiare sano a tutti i costi e non fanno altro che martellare con cereali, frutta secca, che ingrassa se ne mangi troppa, ma poca fa bene, e salmone (stesso discorso nutrizionale), e che fanno sentire in colpa tutti quelli che in bocca ci stanno per mettere un hamburger ripieno di maionese e ketchup.
Ci sono quelli dei cani morti ammazzati, dei gatti sfregiati e di qualsiasi altro animale sanguinante, che costringono i malcapitati guardoni a darsi pugni sugli occhi per alleviare lo shock.
Ci sono quelli dei selfie (eccomi), tutti uguali e senza senso, quelli del buongiorno e buonasera, i metereologi provetti, i marpioni morti di figa, quelli che fanno degli album per qualsiasi occasione, “pranzo con mamma” compreso, con delle foto storte, brutte e sfuocate che con il Nokia con lo snake venivano meglio.
Ci sono i polemici per tutto, quelli che postano solo gatti (eccomi, parte seconda), quegli altri che amano le frasi fatte, da quelle di Chanel a quelle di Oscar Wilde, sempre uguali, che le sa anche un bambino di tre anni, probabilmente perché le ha lette su Facebook.
E poi, per carità, ci sono quelli interessanti, non monografici, ma coerenti.

E tutti noi stiamo ore della nostra preziosa giornata a scrollare come mufloni il mouse e a carezzare lo smartphone con il pollice manco fosse il capino d’un cucciolo di vacca, solo per guardare, e a volte per dire quanto siamo fighi ad essere nel posto più figo nel momento più figo.
Altro tempo a comunicare da emeriti deficienti via Whatsapp: “Pls portami qll cosa, cmq tnx, bax”. E faccina con cuore al seguito. Ma che davvero? In questi casi dov’è la Sip a reclamare? Dove sono le schede telefoniche? Dove sono le digitazioni dei numeri di telefono per chiamare, e non messaggiare? Dov’è la voce? Per non parlare di lettere e cartoline.

Tutto ciò è così nuovo, eppure mi sembra così vecchio, mi sono annoiata. Mi serve un’evoluzione, che a quanto pare deve venire da me, non dai social.
Ma anche io, figlia degenere di codesta generazione, sono la prima heavy user di tutti i social network esistenti in questo mondo, e vi dirò di più, li uso pure per lavorare, e non ne posso fare a meno.
Li amo, mi piacciono, ma sarebbe meglio l’imparassi ad usare con più metodo.

Ultimamente spesso penso che sarebbe meglio se mi togliessi da Facebook, ma poi mi rispondo che sarebbe troppo facile, e la verità è che non è fattibile.
Diventa questione di giudizio, responsabilità, equilibrio. Avere Facebook è fondamentale, anche se preferirei non riceverci richieste di lavoro (per quello esiste una mail, grazie), e non sarebbe il male se non lo usassimo in maniera scriteriata e con parsimonia, senza fare gli sboroni.
Ci vorrebbero delle regole? Sì certo, ma personali. Facebook è democrazia e ognuno fa quello che gli pare, non c’è censura, non c’è metodo, non c’è un re che detta leggi a riguardo, purtroppo-per fortuna. Ognuno deve avere il proprio sensato criterio morale.

Giorni fa ero in mezzo alla natura, tra freddo, mare e mucche. In quel paradiso ho sentito il bisogno di collegarmi a Facebook, mi sono sentita una blasfema, non mi bastava nutrirmi di ciò di bello che avevo sott’occhio, no, volevo condividerlo e poi vedere, in uno dei momenti potenzialmente più catartici, cosa faceva la gente. Mi sono sentita (a ragione) una deficiente.
Volevo essere evidentemente invidiata? Volevo essere più esibizionista di quanto non lo fossi già? Eppure c’era già tutta quella bellissima esibizione naturale. Non mi bastava evidentemente.

E poi mi sono chiesta se sia davvero possibile depurarci dai social senza farne a meno, perché sono davvero troppo attraenti per non venirne ingurgitati.
Ho comprato un quaderno e una nuova agenda e mi sono promessa di scrivere più con la penna, e lo sto facendo.
Ho maledetto Whatsapp e mi sono detta che quest’anno devo chiamare di più e scrivere delle cartoline. Ci sto provando.
Mi sto anche impegnando a non controllare il telefono quando parlo con le persone, perché non devo sempre essere in stato d’emergenza (ma poi stato d’emergenza di che?). E poi, prima di tutto, è maleducazione.
Quando mangio non ho mai telefoni o computer accanto (ce l’ho fatta).

Non so, è triste, è come se un giorno fosse arrivato dio in terra a facilitare tutto, rapporti, relazioni, contatti, ma alla l’esito della missione s’è capovolto, rendendo tutto più difficile, perché è sempre più difficile comunicare. Su quale canale? Come? E con quale hashtag?
Per non parlare dei malintesi che si creano sul fatto d’essere online o no.

Io che ho sempre odiato le frasi da Baci Perugina le sto cominciando ad amare, dato che tutto ciò non preclude alcuna applicazione per leggere i messaggini, devi solo scartare con le mani, leggere e mangiare, mi sembra una formula perfetta.
Invecchiando divento sempre più nostalgica, sempre desiderosa d’essere moderna ma con delle regole, non voglio tornare alla Olivetti (anche se sarebbe affascinante, per carità), ma alla dimensione umana, che è ben più che un quadratino con una foto e una striminzita descrizione.
Divento vogliosa di far parte di quella generazione che vuole curarsi dalla de-generazione attuale non tagliandosene fuori, ma individuando un modo salutare per starci dentro. Divento vogliosa di tornare a divertirmi sui social, d’imparare, di comunicare nel modo giusto.
E tutto ciò preclude solo una parola: selezione.

Maglione: P.A.R.O.S.H.
Jeans: H&M
Scarpe: Superga

 

SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC sea_tinos_parosh

Comments are closed.
  1. Maria Katia Doria

    12 January 2015 at 9:54

    A parte le foto, che sono bellissime, con tutto ‘sto cielo e ‘sto mare…ho letto d’un fiato, perchè l’argomento mi interessa e la penso come te.
    Anch’io a volte penso che vorrei cancellarmi da Facebook, ma non posso, aimè. E questa cosa mi rattrista ancor di più.
    Addirittura non posso.
    E mi consolo pensando che prima o poi, potrò farlo e per sempre, anche.
    Il giorno in cui smetto di fare il lavoro per il quale mi è venuto il mal di fegato, le occhiaie e tutto il resto, sigarette comprese.
    Il giorno in cui riuscirò finalmente a legger Proust nel giardino del mio dammuso a Pantelleria.
    E cancellerò tutti i miei profili social e getterò in mare il mio I Phone, che tanto sull’Isola non c’è linea.

    • Lucia

      12 January 2015 at 10:20

      come ti capisco.

    • Chiara

      9 August 2015 at 8:39

      Ciao Lucia, ciao Maria Katia, leggo adesso questo post (tanto per farvi capire quanto si possa calibrare l’uso dei Social). Se lo desiderate possiamo parlarne a voce: un uso moderato è possibile. Anche lavorando.. Ed è efficace comunque. A presto. Chiara

  2. Franci

    12 January 2015 at 11:16

    Davvero un bel post e una riflessione che ultimamente faccio spesso anche io, soprattutto negli ultimi mesi dove oltre a FB ho iniziato a seguire anche altri social… e va a finire che si vive più lì che nella vita reale… ERROREEE!! Meno male che ho 2 figli piccoli che volente o nolente mi riportano sempre e costantemente alla realtà… per cui per ora sono salva dalla dipendenza H24!
    Baci e buon lunedì, F.

    LA CIVETTA STILOSA
    LA CIVETTA STILOSA ON FACEBOOK
    LA CIVETTA STILOSA ON INSTAGRAM

    • Lucia

      12 January 2015 at 11:53

      ho capito, devo fare due figli 😉 ahaha

  3. smilingischic

    12 January 2015 at 12:05

    Leggo il tuo post con interesse, trovo il commento di Maria Katia e devo cambiare l’incipit del mio perché sarebbe stato identico. Anzi menomale che l’ho letto altrimenti sarei sembrata una di quelle ragazzine che non legge i post e scopiazza i commenti. In realtà penso che in fondo gira e rigira si ricasca qui. Qualcosa deve cambiare, qualcosa deve tornare indietro. Siamo a un punto di non ritorno. E se io classe 1966 non riesco a stare un giorno intero senza collegarmi almeno una volta a Fb, un problema c’è. O almeno anche io ce l’ho. E devo trovare una soluzione al più presto. Tra dieci anni non voglio trovarmi anzianotta a scorrere forsennata lo schermo di chissà cosa. Piuttosto a sferruzzare o a giocare a canasta.
    Le immagini sono meravigliose, te lo dico in fondo. Così non sembra copiato eh?
    un abbraccio e buon anno Lucia

  4. Valentina

    12 January 2015 at 18:03

    Leggo sempre tutto quello che sforni..sul tema social, niente di più vero, soluzioni? SELEZIONE ALL’INGRESSO, ma di quella sana, che non inizia con lo scanner della foto profilo e termina con la condivisione delle frasi fatte, ma con la gente bisogna parlarci [scriverci].

    Vai aspetto il prossimo!
    Vale

  5. marielle

    18 April 2015 at 17:17

    la tecnologia sta cambiando la nostra mentalità, è innegabile, ma i social d’altra parte non ce li ha prescritti il medico, sta a noi decidere, se tutti li usiamo e seguiamo la massa è un problema nostro e dobbiamo rendere conto solo a noi stessi
    certamente è una sconfitta constatare che l’umanità in fondo è tanto conformista e vanesia

  6. mensa

    18 August 2015 at 13:53

    Le foto sono incredibili, oniriche. E ci stanno benissimo con il testo e le tue riflessioni: trasmettono l’isolamento, la libertà, la freschezza. Purtroppo sono d’accordo con quello che hai scritto. Ormai uso facebook solo per seguire qualche gruppo…ma quanto bello sarebbe sedersi intorno a un tavolo, tutti di persona.