Sognare è un rischio, ed io scelsi di rischiare

Sognare è un rischio, ed io scelsi di rischiare

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Ci sono certi elementi, “cose”, robe, non so bene come chiamarle, che hanno il fantastico potere di farti sentire una principessa, di farti credere che i sogni esistano, a patto però che tu creda, a priori, nella bellezza naturale, spontanea, quella delle piccole e grandi cose insieme, che tu sia sensibile, insomma.(Quei luoghi comuni che però sono veri).

Queste “cose” sono soggettive, e possono essere un fiore regalato, anche una margherita “pisciata”, va bene lo stesso, il tuo gatto quando s’appollaia sopra di te e tu ne assorbi quelle melodiose vibrazioni che fanno benissimo al cuore, una telefonata di un’amica che ti dice che ti vuole bene, una mail di lavoro dove ti viene scritto che tu sei speciale, che hai qualcosa in più, il privilegio di poter essere tu sola a contatto con la natura, e più invecchio, più ne ho bisogno (non a caso medito verso marzo-aprile un mesetto da eremita da qualche parte, tra sport e scrittura), un pezzo di stoffa.
Ecco, un pezzo di stoffa. Questa gonna lunga credo abbia dei poteri magici, per esempio, perché quando me la sono infilata e ho tirato su, come a rallentatore, la zip in vita, mi sono sentita davvero una principessa moderna. Moderna perché sopra c’ho messo un golf, e non una canottierina, faceva freddissimo.
Sarà stata la forma a palloncino, la lunghezza, che fa sempre un po’ fiaba, in generale, ma mi sono sentita come dentro ad un sogno. Ma è anche vero che per sentirti come dentro ad un sogno ci devi essere un po’, come dire, portata, ed io in questo sono fortunata perché sogno sempre, a prescindere dall’apertura o chiusura dei miei occhi.
Non ho mai smesso di colorare, di alzare gli occhi al cielo per poi farli roteare a destra, a sinistra e in ogni dove per cercare sogni, non ho mai smesso nemmeno di parlare con qualsiasi animale, mucche comprese, di camminare sola apprezzando il rumore di ogni passo, il ritmo del mio respiro e il freddo o il caldo in faccia, non ho mai smesso di ridere tanto o di piangere tanto, le estreme emozioni ti rendono viva, anche se a volte drammatica, non ho mai smesso di fantasticare su certi “misteri” e venirne affascinata, tipo come fa la radio a funzionare, come fanno i palazzi a stare su, come fanno i gatti a non annoiarsi mai e ad essere così attraenti, non ho mai smesso di chiedere a me stessa e agli altri nulla, non ho mai voluto ripiegarmi su me stessa, gettare la spugna, a volte qualcuno l’ha gettata per me senza il mio consenso, non ho mai abbandonato, non mi sono mai arresa, ho sempre creduto nell’impossibile-possibile, c’ho sempre provato, perché ci crede nei sogni ci prova sempre.
E ritengo che sì, tutto ciò sia proprio sognare, la ricerca di farlo continuamente, pur sapendo che sognare è un rischio, perché scegliere di vivere nel limbo, tra l’iperuranio, il mondo delle idee, e la Terra, è come seguire le regole di due pianeti diversi con in più delle tue regole personali. È un equilibrio fragile, e di conseguenza tu sei più fragile. È un gioco di delicati incastri.
Ma ho sempre pensato che la fragilità controllata, spontanea ma non dirompente, quella dovuta dallo stare un po’ “in un altro mondo” sia buona cosa.

Quante volte mi/ci hanno detto di smettere di sognare? E quanti smettono perché stanchi di provare?
Bè, io non ci credo a quelli che smettono, perché sono i primi a far finta di crederci, sono i primi a non essere felici.
Sognare è una curva che va in su e in giù, quando sembra che i tuoi sogni vadano a puttane, sei tentato di mollare, è questione di pazienza, fragilità, rischio e sensibilità, se non c’è in te nessuna di ognuna di queste cose, è meglio non tentare nemmeno di arrivarci a toccare l’iperuranio, solo perché dire di stare lì, nell’iperuranio fa figo.

Total look: P.A.R.O.S.H.
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