L’anno delle musate e delle lenzuola buone

L’anno delle musate e delle lenzuola buone

2014

Non sono solita fare post del genere che sto per fare, perché paiono un filino scontati, ma diamine, non posso sempre essere una di quelle che cercano di fare “le strane” o le diverse a tutti costi.
Sono una donna media certe volte, e ne ringrazio il cielo.
Un cervello e un cuore ce l’abbiamo tutte, tanto per cominciare.
Adesso li piglio e li uso per andare come mi riesce meglio,  random, per fare delle riflessioni su quest’anno (vi risparmio la frase “che è giunto al termine” perché va bene essere donna media, ma non troppo, ecco).

Il 2014 è stato l’anno delle musate, e della fierezza di averle sbattute. Non si possono fare le cose con morbidezza, con delicatezza, se vuoi che gli effetti siano forti. Sono della scuola “buttati-che-è-sempre-meglio”. Buttati senza farti troppe domande, senza fare troppe verifiche, senza pensare. Pensare troppo fa male al cervello, dovrebbe essere scientificamente testato.
Per quasi tutta la vita ho pensato sempre troppo, ho sempre ponderato, aggiustato, migliorato, ho ricercato la perfezione, ma raramente ho preso un lenzuolo, ne ho riunito i quattro lembi in una mano e mi ci sono buttata giù dalla finestra.
Il 2014 è stato l’anno dei capitomboli giù dal balcone.
Più mi dicevano “se fai così morirai” e più l’ho fatto.
Forse ho sette vite come i gatti, dato che non solo non sono mai morta, ma sono pure sopravvissuta alla grande.
Più mi dicevano “non tagliarti i capelli”, e me li sono tagliati sempre più corti.
Più mi dicevano “non mangiare” e più ho mangiato, junk food soprattutto.
Più mi dicevano “non vai bene per questo”, e in quel “questo” mi ci sono lanciata ad occhi più o meno chiusi.

È stato un anno creativo e cre-attivo (ho rubato la parola al libro che ha scritto il mio amico Marco Magalini), ho deciso di provare, di non avere paura, di cercare di scavare svariate fosse per le mie insicurezze e farle rimanere lì, senza trovarmele a casa sotto forma di zombie.
È stato l’anno della presa di coscienza, del cosa so fare e cosa non so fare, e dell’agire di conseguenza.
Ho apprezzato consigli, e ho deciso di seguirne alcuni e di non seguirne tantissimi altri, perché sono più che convinta che la più grande consigliera sia te stessa, anche se di consigli ne abbiamo sempre bisogno.
Non ho mandato affanculo chi non ha creduto in me, perché arriverà il giorno in cui ci crederanno, e se no, pazienza.
Pazienza. È stato l’anno della pazienza, ne ho sviluppata talmente tanta da fare invidia al monaco più buddista dell’universo.
Ho imparato ad aspettare, a non volere tutto e subito (per aprire e chiudere un tema, è per questo che non compro fan), a non semplificare.
Uno dei più grandi mali moderni è la semplificazione: è sbagliato quindi è da buttare, è difficile, quindi lascialo, è incapace, quindi licenzialo. Le bambole rotte si riparano.

È stato l’anno dei cambiamenti, ho cominciato a vivere “amorevoli cose” alle quali non ero abituata.

Ho imparato che dire no non è sempre male, anzi, può essere bene, tanto bene.

Ho imparato a gestire, più o meno. È la cosa più difficile del mondo unire privato e lavoro, passioni e sport, ma ce l’ho fatta, pareva a tutti impossibile, in primis a me, e invece ho iniziato un corso di teatro, per il quale sono talmente tanto emozionata che quando torno da lezione paio un cane sciolto al parco tutto il giorno, continuo ad andare in piscina, a pedalare senza meta, talvolta, a scrivere, scrivere e scrivere.

Sono ottimista. Il 2015 sarà un anno stupendo, pieno di progetti.
Progetto è una parola moderna, che sta sul cazzo ai più, a me piace. Lavorare su un progetto è meno noioso che lavorare sulla stessa cosa tutta la vita.
Fare progetti è guardare al futuro, non scordandosi del passato, è sentirsi vivi perché si hanno dei piani, che si ha voglia di fare, non importa se poi si portano a termine tutti.

Il 2014 è stato l’anno della conservazione: sono riuscita, per fortuna, a conservare quella parte di me mi piace di più, ovvero quella che tira fuori storie, racconti e film da scene o oggetti.
Ogni tanto le mie storie ho condivise, ogni tanto no, ma nonostante i mille impegni non ho smesso di essere visionaria.
Mille impegni, sì. Ho scelto di non fermarmi di fronte a niente e nessuno, ma di fare tutto finché le energie hanno retto, e ancora reggono. La mia mente e il mio cuore sono sempre troppo assettati d’immagini, di suoni e di odori per rimanerne a secco.
Quando mi chiedono “ma non sei stanca?”
Sì, sono stanca, ma penso che come me ci sono altre migliaia di ragazze che non si arrendono, che combattono le loro battaglie spesso anche contro mulini a vento, come faccio io, e penso che tra stanchezza e felicità prevalga sempre la felicità. Per la soddisfazione, di farcela o non farcela, che le cose siano andate bene o male, ma la soddisfazione è quella di averci provato.

Nel 2015 voglio continuare a provare, a correre ma anche a sapermi fermare, voglio dare pugni nello stomaco a certi e carezze a certi altri, voglio non perdere tempo. Voglio continuare a viaggiare, a fare scelte rischiose ma non pazze, a fare la scorta di quelle lenzuola buone per buttarsi giù. Giù dove sai di trovare il morbidino. E se poi trovi il duro voleva dire che le lenzuola erano sbagliate.

Questo post lo dedico a chi non si ferma mai, a chi non si arrende, al 2015, che sono sicura sarà bellissimo.

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