Ad Andros conti le gocce dei lampadari saltellando

Ad Andros conti le gocce dei lampadari saltellando

“It’s much better for women not to marry the man they love, because then when he starts straying, the pain won’t be so great”.

Andros è quella del film “Little England“, quella pellicola straziante che ti fa accavallare i nervi dello stomaco, pigliare le mani e arruffarti i capelli, stringere i pugni e batterli sul tavolo facendo saltare tutto ciò che c’è sopra; quella dei ricchi che si devono sposare con i ricchi, quella che l’amore è un affare per tutti tranne che per i diretti interessati.

Andros ha l’allure di Capri: le coppie non più giovani vanno in giro lei con pantaloni alla caviglia bianchi e camicia bianca, lui con camicia, pantaloni chiari e golfino sulle spalle, gli mancano solo la “r moscia” e l’inverno a Cortina, le ragazze sui trenta paiono aver preso il primo jet privati da Forte dei Marmi, le donne anziane hanno la cofana, il rossetto rosa forte e sono sedute al bar a fare l’aperitivo. Che chic.
È un’isola “di status”, in cui bisogna mostrare d’essere moderni, ma dal retrogusto aristocratico, anche se è lo stesso gusto ad essere così dannatamente e meravigliosamente retrò.
Non esistono più i ricchi di una volta, quelli eleganti, che non facevano gli sboroni, ma che comunque dovevano far capire di esserlo, o meglio esistono ad Andros. Dove anche se oramai i ricchi non sono più ricchi, quell’attitudine ce l’hanno nel sangue, e l’hanno pure messa nel cemento. Perché non ci sono case, ma magioni, palazzi, residenze neoclassiche più o meno tenute su, più o meno abbandonate, con le quali ti diverti ad intravedere cose dalle loro finestre.
Ti ritrovi così a saltellare da solo in un punto preciso per cercare di capire quante gocce abbia quel lampadario, che ghirigori siano quelli là sul soffitto, e di che colore siano le maniglie di quell’altra porta, oro o bronzo?

Il fascino di Andros sta nella sua impossibilità: com’è possibile che se da una parte parte sia una Rimini negli anni Ottanta, dall’altra paia un fazzoletto di paese abbandonato con una farmacia e un bancomat che funziona un giorno alla settimana? Com’è possibile che da una parte ti puoi buttare in mare solo allungando una gamba, mentre dall’altra imbastendo un percorso che puoi fare solo con un fuoristrada (noi incoscienti l’abbiamo fatto in motorino), o dall’altra, ancora, facendo un’ora di cammino abbastanza insicuro se non hai delle scarpe adatte, per arrivare ad un mare che poi però è troppo pieno di meduse?
Acqua e siccità, verde e giallo: freddo e caldo, com’è possibile tutta questa guerra intestina?
E il bello è che vincono tutti.
E poi com’è possibile che io non abbia incontrato nemmeno un italiano? Gli italiani sono onnipresente, in genere.
Anche se comunque in passato ci sono stati, e si vede.

Il fascino di Andros sta nella sua solitudine, nella sua stanchezza, nella sua non voglia di ristrutturare, ma di mantenere. E fa bene.
Nel farti sentire prima scomoda, poi comoda e poi ancora scomoda. La stessa sensazione, ma meno forte ce l’ho avuta ad Atene, sul Licabetto.
Nel darti un pugno nello stomaco per placarti l’ansia, e poi dartene un altro per fartela rivenire.
La sua energia sta nella sua nostalgia, nel suo silenzio, nella sua “casualità”.
È un post “estivo”, me la sono sentita di scriverlo solo adesso, sono stata lenta, come Andros.

Foto fatte con Samsung NX30

SAMSUNG CSC

SAMSUNG CSCSAMSUNG CSC SAMSUNG CSC

SAMSUNG CSCbilancia_andros_low SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC

SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC scale_ritratto SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC

Comments are closed.
  1. Iolanda Niglio

    19 December 2014 at 12:09

    Adoro tutti i posti vicino al mare, mi ricordano casa mia. A volte mi capita di andare vicino al mare e scrivere su carta e penna e leggendo il tuo articolo ho capito che dovrei farlo più spesso. Sempre bravissima Lucia e molto belle anche le foto.
    un bacio
    Iolanda

    • Lucia

      19 December 2014 at 20:11

      grazie Iolanda 🙂