Ci sono della accoppiate che ho sempre ritenuto essere vincenti, come il gelato alla panna e al cioccolato con il biscotto del Cucciolone, il pane e il burro, anche senza marmellata, il cornetto alla marmellata e la domenica mattina, Lina e il termosifone, il rossetto rosso e la borsetta, i dischetti di cotone e il tonico, il caffè e il latte, la penna e la gomma sul suo tappo, le unghie e lo smalto (non perlato), il bidet e il Chilly alla menta, i vecchini e i carrellini per la spesa a quadretti, il rosso e l’azzurro.
Il rosso e l’azzurro sono una coppia che scoppia (in senso positivo) perché mi fanno rimembrare il Grillo Parlante della Clementoni; ok, non era proprio rosso quello, ma arancione, credo (ho un problema serio a distinguere il rosso dall’arancione), tuttavia ogni volta che unisco la passione (rosso) al romanticismo (azzurro) penso a “Scrivi e Premi Controllo”, ovvero a quell’aggeggio che mi portavo anche al bagno e che odorava terribilmente di plastica, quanto mi piaceva sniffare quell’odore lì dio solo lo sa.
Che poi il rosso e il blu mi ricordano pure le sorelle Brio Blu dell’acqua Rocchetta. Lo dico in milanese: “oh signùr”.
È stato dunque piuttosto facile scegliere il mio look P.A.R.O.S.H. in uno stendino pieno di abiti: ho visto prima di tutti il cappotto, e l’avrei subito limonato se non fosse stato di quel materiale che rimane “stoppaccioso” alla lingua (tipo quando Lina lecca la coperta di pile come i drogati). Poi è venuta la camicia, quel colore e quel taglio maschile fa per me (sai che figata con jeans e stivaletti, o in alternativa allacciate, ed infine la gonna, perché il nero, si sa, sta bene con tutto, blu e marrone compreso, anche se c’è chi dice di no).
Ed infine le scarpe, da uomo, prendiamo tutte una boccata d’aria, possiamo anche fare una pausa-tacco-alto, che pure con il tacco-basso siamo fighe lo stesso, o credere di esserlo.
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