COTTON USA (E COTTON LINA)

COTTON USA (E COTTON LINA)

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Tutte le mattine dopo le Macine, sette in tutto, infatti ero una cicciobella, il latte e i cartoni animati delle 7,30, ricordo ancora l’orologio dorato in cucina, issato sopra la tv e adagiato sulla carta da parati finto sughero beige e marrone, a strisce, era così tanto fake che aveva pure un certo fascino.
Ogni santo dì pregavo che alle 7,45 quell’orologio dorato con i numeri barocchi si fermasse, perché alle 7,47, non so, mia mamma aveva il suo puntualissimo timer mentale, mi chiamava per andare in bagno, lavarmi e vestirmi prima di andare a Scuola.
Pregavo perché volevo ancora Macine, o ancora Abbracci, dipendeva dalla spesa settimanale, ancora cartoni o ancora Albero Azzurro, pregavo perché non arrivasse il suo momento, quello della “magliettina che pizzicava”.
“Ma fa freddo”, mi diceva sempre mia mamma, mentre io imploravo l’Onnipotente o che venisse presto il caldo per non mettermi più quella canottiera infernale, o l’inizio della scuola, quando al bagno me la toglievo.
Cotone, volevo la canottiera di cotone, non di lana, o misto lana, cos’era non lo so, so solo che che pizzicava talmente tanto che avrei preferito andare a scuola nuda.

È stato questo ciò a cui pensato quando COTTON USA, un brand che contraddistingue i prodotti tessili ad elevato contenuto di cotone americano, mi ha chiesto di parlare di cotone, di giocarci, di usarlo come “base” per creare una sorta di mia mini collezione che si comporrà di tre look da sera, tutti in cotone naturalmente, e che posterò prossimamente su questi schermi.
Sfida difficile, dato che è una fibra non proprio da sera, ma amo tutto ciò che stimola la mia creatività (e che mi stressa pure un po’, lo stress nella giusta dose è un ottimo carburante, meglio del Polase).
Cotone, ci penso adesso, e faccio un gioco, a caso: mi immaginerò “cose” inerenti a questa fibra e mi farò venire in mente dei pensieri a riguardo.

Cominciamo, a ruota libera e a modalità “fiume in piena”: fiori, perché tutti regalano tulipani, rose o margherite? Perché non fiori di cotone che sono così belli, morbidi e soprattutto duraturi? (Lina li distrugge anche meno facilmente), vorrei un giorno poter correre in dei campi di cotone, sniffare più spesso quell’odore delle lenzuola sia appena comprate che lavate con il mio ammorbidente preferito, quel profumo lì è come quello del pane, t’arriva alle cellule del cervello che a loro volta mandano impulsi al cuore accarezzandolo, e lui poi fa le fusa.

M’immagino il cotone con cui mia nonna faceva un po’ tutto, ci buttava l’alcool per disinfettare qualsiasi essere animato e inanimato, certe volte lo intufava nei colli delle bottiglie di vino, toglie l’aceto diceva, il prof del Polimoda che abbinava sempre la parola “cotone” a “qualità”, ed io pensavo sempre “al latte di qualità”, forse perché è bianco come il cotone, le maglie bianche del babbo, sempre con il collo slabbrato perché aveva un modo “disonauresco” di infilarsele, la passione con la quale la nonna lavava le camicie del nonno con zolle dure e gialle di Sapone Sole e tanta cattiveria contro le solite macchie di sugo.
M’immagino il cotone come materia prima così tanto genuina e “appassionata” che vorrei strofinarmi il viso sui suoi fiori ogni mattina prima di alzarmi.
Me la immagino come una fibra chiamiamola visionaria: con ben più di 7000 anni, pare, quando in Messico furono scoperti dei frammenti di capsule di cotone e pezzi di stoffa di cotone, è ancora la base per creare il “quotidiano futuro”, ovvero ciò di cui ci vestiamo e ci coccoliamo.

Ogni tanto mi immagino pure Lina come un maxi batuffolo di cotone da stropicciare a modino.

Mi sa che più che del cotone sono io quella visionaria (e senza l’assunzione di sostanze sintetiche, certo che no, solo cotone 100% qui).

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