Ma a Modena c’è il Bar Sport?

Ma a Modena c’è il Bar Sport?

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Le domeniche improvvisate, dove l’unica cosa di definitivo è il massimo della non definizione, sono per ovvie ragione le mie preferite.
Le domeniche con le amiche a distanza, quelle che ci sono sempre state anche a chilometri più in giù, via Whatsapp, o “via voce”, sono quei giorni in cui desidererei che loro, le domeniche appunto, fossero umane per poterle abbracciare forte indossando un grosso maglione di lana, così da trasmettere loro tutto il tuo calore “naturale”, più quello artificiale.

“E se questo fine settimana venissi giù?”, dissi a Vittoria.
E lei disse sì.
A volte mi piace prendere i treni regionali, perché di solito trovi più folkore, infatti quella domenica mattina feci così e questo trovai (solo nel mio scompartimento): una famiglia sudamericana con una radio che non vedevo dal 1992 con musica sudamericana a tutta palla, una famiglia italiana, milanese ma non della città, composta da bambina grassa con la maglietta troppo corta, i pantaloni troppo stretti e un paio di Lelly Kelly tarocche, la mamma palesemente nicotina-addicted, e il papà uno di quelli che “faceva brutto”, infatti ad un certo punto ha urlato qualcosa dietro al babbo sudamericano in merito alla musica (aveva ragione), una coppia di giovanissimi che è stata a giocare tutto il tempo a Candy Crush, e una sorta di punkubbestia con le scarpe giganti e i rasta lunghissimi.
L’odore in generale non era dei migliori, ma quando sono presa bene amo la varietà umana in tutte le sue forme.

Castelfranco Emilia-Modena, questo il giro.
Modenese-bolognese uguale pisano-livornese, ognuno è sempre migliore dell’altro, e questo sfoggio ironico di superiorità, di dovercelo avere sempre più lungo, mi diverte sempre assai.
Ho assistito a questo, a La Lumira, il ristorante della famiglia di Vittoria, che consiglio vivamente a tutti, perché è uno di quei posti in cui: 1) ti diverti 2) ti senti in famiglia 3) mangi così bene da avere tre orgasmi multipli uno dietro l’altro 4) è pieno di cose “vecchie” che piacciono tanto a me.
Ho assistito appunto ad una divertente e frizzante conversazione tra cuochi di due fazioni diverse, come i guelfi e i ghibellini.
Per me però in quel momento preciso ha vinto Castelfranco Emilia, anzi La Lumira.

Comunque, sia Castelfranco che Modena mi hanno ricordato un po’ Arezzo, anzi la bellezza della domenica ad Arezzo, tra vecchietti che camminano con le mani dietro la schiena, che si riuniscono a parlare di politica mandando affanculo tutti a caso, le feste del fine settimana, tra antiquariato e cibo (dicendolo alla moda “street food”) a poco prezzo, gente che si saluta, quell’aria diversa, semplicemente, le camminate né lente, né veloci, normali, il saluto al giornalaio o al negoziante di fiducia, i pochi vecchi negozi rimasti con quelle magiche insegne.
Mi ha ricordato anche un po’ Bologna, nonostante sia sua antagonista, perché solo in Emilia Romagna la gente è come è, solare, e c’è poco altro da aggiungere. Non è tremendamente ospitale come al Sud, e nemmeno freddamente ospitale come al Nord, è semplicemente sorridente, sempre felice di vederti. Gente che esce, va nei bar, li affolla, ed io amo “la cultura del bar”, molto più di quella del pranzo o della cena a casa, perché è come se tu stessi in un pezzettino di terreno privato in mezzo ad una distesa pubblica piena di altri pezzetti privati che puoi spiare, guardare, ascoltare, ma non troppo. La cultura del bar t’insegna ad avere rispetto, che non puoi invadere spazi, a prendere coscienza di quanto certi riti facciano bene al cuore, che il caffè e il Campari sono dio, che se c’è bel tempo è sempre meglio stare fuori, perché in generale è sempre meglio stare fuori, anche su una seggiola scomoda.
Chissà se c’è un “Bar Sport”. Mi piace pensare che in ogni città ce ne sia uno.

E poi Modena è meravigliosamente bipolare: trovi negozi di lampadine, portoni giganteschi e accanto sexy shop con tanto di bar e scatole bianche come quelle delle vecchie mercerie con scritte a pennarello grammaticamente scorrette.
Perfetta incoerenza.

Foto scattate con Samsung Galaxy NX30

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Comments are closed.
  1. Chiara

    11 October 2014 at 22:58

    Bellissimo servizio

    • Lucia

      12 October 2014 at 9:07

      grazie 🙂

  2. Chiara

    11 October 2014 at 23:01

    La merceria, semplicemente fantastica

    • Lucia

      12 October 2014 at 9:07

      anche il nome è fantastico!

  3. elisabetta bertolini

    12 October 2014 at 1:23

    Scorci di una città stupenda di quelle che mi ricordano l’infanzia di mio padre 😀
    mi piace il tuo look anche 😀

    ELIZABETH BAILEY BLOG

    • Lucia

      12 October 2014 at 9:07

      grazie di cuore 🙂