Tra il Paradiso e l’Inferno

Tra il Paradiso e l’Inferno

 

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“Muoviti, usciamo che sennò il sole se ne va”.
E finché va, fai come avresti fatto con la barca, lascialo andare.
C’è un momento della giornata che chiamo “limbo”, che è un po’ come essere tra il paradiso della luce e l’inferno delle tenebre, anche se poi in realtà le tenebre non sono mica l’inferno. È appena dopo il tramonto, quando le luci dei villaggi qui a Tinos s’accendono facendo compagnia a quei bocconi di sole che sono avanzati dalla mensa celeste.
Poi da lassù mi dicono che riapparecchiano tardi per la cena.

Come del resto tutti i momenti della giornata, anche questa via di mezzo, questa promiscuità, questo ibrido, questo mix & match, chiamatelo come vi pare, mi piace, è come se fosse un ammonimento: “Hey tu, turista che non sei altro, preparati, io sto arrivando, ti sto avvisando, quindi deciditi, esci o chiuditi in casa”.
E poi: “E sappi che se esci, le luci le becchi solo nei villaggi, non certo in spiaggia, non certo per le strade, quindi o sei coraggioso, o stai bene col buio, o t’arrangi, sei stato avvertito”.
E questo è un elemento.
Mettici poi una salita non asfaltata “misteriosa”, sulla destra d’un vecchio monastero con dei gatti appostati mezzi rintontiti dal sonno e incuranti di qualsiasi umano e non, difficile da percorrere con una vecchia macchina che si mette in moto unendo dei cavi (non sono una ladra).
E questo era il secondo.
Una volta arrivati in cima alla salita ci sono la vista, qualche rimasuglio di raggi di sole, e il vento che sciaborda, ok, anche qualche cacchetta di capra, ma non è molto poetico.
Non serve altro.
Non so chi l’abbia inventata la curiosità ma gne ne sarò grata all’infinito, che senza di lei non avrei mai potuto scoprire questo posto come tanti altri, del resto.
Fare foto per un blog non significa fare foto davanti ad un termosifone di casa o ad un bidone dell’immondizia, e grazie a questa ricerca, a volte un po’ rischiosa perché non sai mai dove andrai a finire, scopro cose magnifiche.

In questo caso la sfida è stata duplice, non solo l’avventurarsi in vetta ad un greppo, ma indossare delle scarpe Teva, per le quali, lo ammetto, non è stato amore a prima vista.
Poi le ho guardate, riguardate bene e ho deciso che sì. La cosa strana è che ci sono delle cose di cui te ne innamori subito, e altre per le quali serve più tempo, le devi conoscere, guardare, provare. Discorso non così diverso per gli uomini.
Con le Teva è andata esattamente così: le ho esaminate tutte, ho scelto un colore solare, forte, l’azzurro, me le sono provate e ciao, sono le mie scarpe dal mare al “dopo mare”.
Una mia amica le ha viste sul terrazzo di casa e m’ha detto: “Ma hai le scarpe da tedesca? Ti ci mancano solo i calzini e poi sei apposto”.
La stessa persona, dopo avermele viste addosso mi fa: “Fiche!”.
Visto.

Il giorno dello shooting ho fatto economia di stile, passando brillantemente dal Paradiso all’Inferno: al mare con costume, camicia di lui e Teva, a cena fuori con costume, camicia-abbottonata-vestitino e Teva. Fine.
Come godo quando applico la filosofia “sbattimento zero” (ma con massima resa).

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Comments are closed.
  1. Federica Di Nardo

    15 August 2014 at 9:55

    le foto sono stupende!!!

    Federica
    http://www.thecutielicious.com
    The Cutielicious

  2. Michele Curci

    30 August 2014 at 17:36

    adoro il tuo stile!!!
    justnaturaltouch.com