Mykonos, Ibiza e Bali: ma c’erano gli sconti?

Mykonos, Ibiza e Bali: ma c’erano gli sconti?

SAMSUNG CSC“Ed ora non dirmi che farai un post su quelli che si lamentano delle vacanze finite”.

“Tranquillo, non lo farò”.
Ogni tanto dico le bugie.

In realtà non è un post su chi lamenta delle vacanze giunte al termine, voglio dire, è una roba di rito come lo spaccare i maroni sul periodo pre-vacanza che non passa mai e della pioggia milanese aspettando la vacanza esotica (Mykonos, Ibiza o Bali). Voglio dire, non ci faccio più caso, e forse qualche volta l’ho fatto anche io, ma non credo.
Io sono contenta di essere rientrata a Milano, ho fatto le mie vacanze, sono state belle, ed ora è il momento di ricominciare carichi, e sì, di pianificare magari la prossima vacanza.
“Esotica”, originale e soprattutto “non italiana”, quest’anno la rosa di scelte di dove andare al mare è davvero stata stretta, tanto da chiedermi più volte come sia possibile.
Com’è possibile che da un giorno all’altro su Facebook veda tutti spiaggiati in Salento (per carità, una favola), tutti gay festaioli a Mykonos (per tutto il resto, gli etero, c’è il Brasile), pazzi e pazze a Ibiza e neo surfisti a Bali (tra l’altro, ci voglio andare pure io). Voglio dire: mete fantastiche, ma come fanno tutti a mettersi d’accordo? Ci sono sconti speciali in codeste località? Si paga meno se va praticamente tutta la nazione? Come funziona?
Per Mykonos posso dire con certezza che gli sconti non ci sono, ci sono andata per prendere l’aereo, e il taxi dal porto all’aeroporto costa 15 euro (circa 5 minuti, massimo 10), mentre una cheespie 4,50 euro (nell’isola dov’ero io 1 euro o 1,50).
È stato all’aeroporto di Mykonos che per ammazzare il tempo ho fatto alcune riflessioni, trascritte sul mio cellulare per non rischiare di dimenticarmele, ma in realtà me le ricordo anche senza guardare il taccuino digitale.

La prima riflessione in realtà è una domanda: perché a Mykonos ci vanno prevalentemente gay e italiani, o italiani gay? Perché? E perché un gay su due che va lì è rasato, indossa pantaloncini sopra il ginocchio con risvolto e canotta smanicata, slabbrata e super scollata? Premetto, prima che iracondi a caso e scatenati al pari dei fan di Lady Gaga s’accendano inutilmente, non è una polemica contro i gay.
Perché il tipo di ragazza che va a Mykonos è magrissima, con capelli lunghi, labbra carnose, con borsa firmata e magari vestita di bianco con zeppe altissime o, in alternativa, Nike alternative?
Perché non ho visto nessuno almeno un pochino grasso? Forse un caso?
Perché ho avuto la sensazione di trovarmi alla Mykonos fashion week? E di conseguenza, in una situazione di poco relax?
Ho chiesto ad un ragazzo (con canotta, shorts e calzini di spugna) di poter accarezzare il suo cane, m’ha risposto alquanto scocciato. Ansia.
L’unico easy era un tipo con pantaloni sotto il ginocchio, maglia over e una macchina fotografica in mano. Aveva penso sei anni.
Ci devono essere delle spiegazioni.

Al gate ho visto una ragazzina, avrà avuto massimo tredici anni, con il suo fidanzatino: ecco, la ragazzina aveva i capelli lunghissimi, le labbra carnose, il fisico magrissimo, shorts, canottiera e viso tristissimo, passo lentissimo. Il fidanzatino che cercava di farla ridere, ma lei niente, si toccava i capelli e stava a bocca semiaperta come fanno le modelle. Scontenta della vita e modello-modella già a tredici anni. Ho provato profonda tristezza.

Se a Mykonos ci sono trentacinque gradi perché partire con stivaletti, e ovviamente shorts, protagonisti indiscussi dell’estate 2014, dai dieci ai, purtroppo, quarantacinque anni.
Santo cielo, io non condanno risvolti e atteggiamenti un po’ troppo convinti, non mi piacciono e basta, ma sì gli shorts. Ci dovrebbe essere un Ministero della Pubblica Decenza che dovrebbe ammettere l’utilizzo di questo capo d’abbigliamento fino a quattordici anni, in caso d’oltranza solo se in assenza di cellulite e di lardelli di grasso.

Lo stesso Ministero, sempre della Pubblica Decenza, dovrebbe intervenire in aereo allo scattare di frasi del tipo “t’aspetto fuori”. Nel 2014 per una valigia finita sui piedi per sbaglio di un tizio, l’altro, mi pare tatuato sul braccio con frasi in latino, debba imbastire minacce davvero poco credibili? Ma davvero?.

Sempre il medesimo Ministero dovrebbe prendere provvedimenti in difesa di quelle come me, donne che preferiscono viaggiare più da nonna Belarda che da Pamela Anderson, ovvero con scarpine comode e camicette accollate, per non parlare di gonne rigorosamente sotto il ginocchio.
Voglio dire, all’aeroporto di Roma Termini mi sono trovata davanti ad una rampa di scale mobili non funzionanti, con scritto “no trolley”, davvero geniale, visto che una persona che viaggia, non viaggia certo con un solo borsellino da tenere sotto l’ascella. Ecco, in tutto l’esercito di rasati palestrati, a me, donna sfigata con due valigie, non una, m’ha aiutata una donna più piccina di me.
Idem la situazione-treno: ci fosse qualcuno che t’avesse offerto aiuto.

In ogni caso trovo davvero interessante il caso Mykonos, del fatto che il simile chiami il simile, cosa che invece non capita in Salento, per esempio, ma capita per Forte dei Marmi o Porto Cervo.

Non so, anche se non la capisco, trovo questa fiera dei luoghi comuni e dei poli d’attrazione “per categorie” alquanto affascinante.
Un po’ meno il luogo comune dell’italiano menefreghista e attacca-briga, ma non può piacere tutto.
È settembre, ed io dopo le vacanze sono sempre gasata.

Comments are closed.
  1. Giovagiova

    30 August 2014 at 20:33

    “camiciette” si scrive senza la i! Altrimenti dovremo appellarci al Ministero della Pubblica Decenza anche per questo

    • Lucia

      31 August 2014 at 7:54

      grazie per la segnalazione, correggo subito!