Il gioco del “Se fosse un Pitti diverso”

Il gioco del “Se fosse un Pitti diverso”

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Questo è un post ironico.
Per chi non conosce il significato di tale aggettivo rimando chiunque, grecisti, milanesi e leccesi, a Wikipedia.
Per chi mi voglia insultare lo faccia pure, pur tenendo conto che questo, come espresso precedentemente è un post ironico.
Per chi mi dice “ma tu non avevi il diritto di fotografarmi”, mi avvalgo degli stessi (non) diritti di Tommy Ton, solo che con lui finite su GQ (e siete tutti contenti), con me su Fashion Politan (magari lo sarete un po’ meno, dato che sono un po’ più sfigata).

Dopo il post dell’anno scorso, quest’anno al Pitti alcuni mi presentavano come Lucia la Stronza. No, ma grazie. “Ma in senso buono si intende”. Se qualcuno ti chiama stronza è perché un po’ ti odia sul serio, ma a me va bene così, forse meglio la gente creda sia stronza che buona-e-cogliona.
Pipino il Breve, Carlo Magno e Lucia la Stronza, ognuno ha le caratteristiche che si merita.
Quest’anno avevo l’ansia da Pitti: la gente “normale” che s’era già comprata Kettle e Coca Cola per poter gustarsi quello che avrei scritto stavolta non tanto su codesta manifestazioni ma su le sue interne umane manifestazioni, la tipica gente del Pitti, quei pochi che conosco, che mi chiedeva se anche quest’anno avrei parlato male della categoria “I ragazzi del muretto”. Non parlo male, parlo in maniera ironica. E due.

A distanza di pochi mesi non è cambiato niente, o meglio, ho avuto il miraggio che cambiasse.
Martedì mattina prima di arrivare in stazione già facevo il toto-Pitti: se quest’anno gli omini del Pitti fossero davvero avanti dovrebbero essere non solo sbarbati, ma proclamare a voce chiassosa che oramai la barba è out. Anche perché ormai l’uomo con la barba, i tatuaggi, il capello lungo tirato indietro, o anche allo Chef Rubio, sono davvero mainstream. Sempre fighi ma mainstream. Cioè, anche basta, evolviamoci.
Se quest’anno gli omini del Pitti fossero davvero avanti indosserebbero altre scarpe che non siano mocassini scamosciati (mono-stagione, per caldo e freddo) o Nike ultra colorate.
Se quest’anno fossero davvero avanti lascerebbero a casa qualche accessorio in più senza addobbarsi con cappello, bretelle, cintura, braccialetti, pochette, gemelli e fazzoletto al collo, tutto insieme. Voglio dire, almeno una o due cose in meno sarebbe nice.

Ore 9,15 treno Milano-Firenze, l’accorgimento che i miei erano solo evidentemente sogni. Avvistato uomo maxi occhiale scuro, barba, capello lungo, secco finito, completo tre pezzi Paisley con catenina argentata che va dalla cintura al taschino. Sarà il solito Pitti, umanamente murettamente parlando. Che poi tra parentesi è lo stesso che vedo nella piazzetta centrale ogni volta che esco ed entro da un padiglione all’altro.
Avrei voluto chiedergli: Ma tu sei: A. Buyer. B. Giornalista. C. Ragazzo immagine. Ma non l’ho fatto, a volte sono anche buona.
Ore 11,00 arrivo in Fortezza, dove la fila per gli accrediti, che evidentemente non sono digitali, è lunga quanto la Santa processione di Ponte Buriano. Imprecare, soffrire, aspettare (im)pazienti. Tutto.
Durante la fila c’è una barbie girl sui 45 che si lamenta degli alberghi a tre stelle. Ok, il primo che le tira i capelli vince un accredito senza tre ore di fila, glie lo falsifico io. Mi giro e scopro che evidentemente la signora ha sbagliato manifestazione: occhi, naso e bocca, zigomi, tutti rifatti, camicia in acrilico lucido marrone, pantaloncini neri sotto il ginocchio che andavano un trilione di anni fa, scarpe no comment.
Signora, il congresso per le Mogli dei Chirurghi forse è da un’altra parte.
Sempre in fila, la frase che ha “vinto” è stata: “sarà sicuro una blogger”. No perché quando c’è una ragazza giovane vestita o eccentrica o leggermente alla moda è una blogger che non ha un cazzo da fare e va al Pitti così a caso. Quando anni fa andavo in giro come giornalista per una televisione l’espressione non era “sarà una blogger”, ma tipo “ma questa così giovane (incapace) chi ce l’ha mandata?”. I tempi cambiano, e con loro le espressioni di invidia e disprezzo da parte di quelli più grandi. Ma stica. 
Ore 12,30, riesco finalmente ad entrare in fiera, dove il tempo si è assolutamente fermato, dove la stagionalità è una e non trina, dove le pose sono sempre le stesse.
Per la prossima stagione voglio scrivere all’organizzazione per chiedere se possono mettere del filo spinato sopra quel muretto, sarei curiosa di vedere la creatività dei partecipanti. Cosa sarebbe il Pitti senza il muretto?
Cosa sarebbe il Pitti senza le solite cose? Tanta roba? Quest’anno, perché annoiata dalla vista uguale da anni ho giocato di molto con l’immaginazione: invece che giacche doppiopetto a righe o a quadretti super-maxi-iper-sciancrate mi sono immaginata felpe da rapper nigga con sopra catenacci dorati da diciotto chili, al posto di bandanine al collo per chiudere bene colletti (e riparare dal freddo dei 30 gradi).
Mi sono immaginata al posto di pantaloni-acqua-in-casa tute dal ginnastica, con la strisciata laterale Champion o Arena (adoro) con sotto scarpe da ginnastica con il pallino da gonfiare invece che mocassa invernali. Ma almeno fossero Geox, così gli respirerebbe il piede, invece c’avranno le piaghe.
Mi sono immaginata un mondo di sbarbati, un mondo migliore senza uomini con la borsa, senza shorts, senza maniche arrotolate. Come sarebbe il Pitti con quella categoria d’uomini che il sabato vanno a fare la spesa? Vestiti con la T-shirt macchiata dalla candeggina e i pantaloni in felpa bucati?
Mi sono vista un Pitti diverso, ma solo nella mia mente.
“Ma quello che si pianta lì solo per beccarsi una foto?”, mi chiese l’uomo con il cappello alla Grande Gatsby, bretelle, panta in lino chiaro e gilet sempre chiaro, in riferimento a l’uomo con il cappello alla Grande Gatsby, bretelle, panta in lino chiaro e gilet sempre chiaro.
Non so, vogliamo entrare e andare a vedere qualche stand? Entrare, la parola che fa più paura agli omini del Pitti, che macinano chilometri avanti e indietro purché sia fuori.
Ore 15,00 sala stampa. Vedo ciò che non avrei voluti vedere: uno di quei manichini sfogliare la gallery di GQ di Tommy Ton. Ma chissà perché. Tesoro, se ci sei, cosa vinci? Gioia.
Ore 15,01 il nervoso.
Ore 15,05 invidio Mariano di Vaio: penso che mentre io ero a fare gli accrediti, lui se ne stava posato e poggiato su una trave in legno penso ad aspettare qualcuno che facesse gli accrediti per lui, che non soffre il caldo, che è sempre perfetto e sempre bello in piazza.
Ore 15,10. Ma se davvero funziona così, se davvero è davvero tutto immagine, io sto perdendo solo tempo? Forse dovrei fare anche io solo in questo modo.
Ore 16,00 incontro i miei amici normali, mangio, stands, sudo, parlo, mi sporco. Sono normale.
Ore 18,00 treno per Arezzo. Mangio seppie e piselli con mamma e papà.
Dalle ore 22,00 in poi non riesco a non pensare ad un dress code per il prossimo Pitti, tipo “sei non sei zarro non entri”. Sarebbe stupendo.

Io amo il Pitti (sul serio).

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Comments are closed.
  1. Ida G.

    20 June 2014 at 9:00

    Sono una di quelle che aspettava il post cara Lucia e ti dico: potevi anche non scrivere nulla… le vignette parlano da sole… fantastiche!!
    Le Stanze Della Moda

  2. the baG girl

    20 June 2014 at 9:44

    ho letto il tuo post tutto d’un fiato…
    rientro nella categoria di persone che è entrata a Pitti da blogger( orrore!), per capire un po’ più da vicino il mondo della moda senza voler pretendere di sostituirmi a grandi giornalisti o di saperne di più della maggior parte delle persone che erano là dentro…
    detto questo, faccio parte anche di quel gruppo di persone che coglie la tua ironia ( spesso in questi giorni mi sono ritrovata a pensare esattamente le stesse cose!) ma che rimane completamente affascinata da questo grande, eccentrico, stravagante, mondo fatto di doppipetti in estate e barbe wanna be incolte ma che chissà quante ore di barbiere hanno richiesto…
    è giusto riuscire a guardare con occhio critico ( e ironico, come il tuo ) ogni situazione, soprattuto quelle che si spostano leggermente fuori dalle righe della normale quotidianità, capendo che i gusti sono vari e grazie a dio ognuno al mondo ha interessi e modi ( o mode?) diversi di vedere il mondo.
    Quindi, W chi con umiltà riesce a vedere oltre, chi fa ridere con le parole come te senza essere cattiva, chi si diverte a stare sul muretto a farsi fotografare e chi invece preferisce girare per gli stand 🙂
    un bacio
    Carla

  3. Donatella

    20 June 2014 at 9:45

    In perfetto mood Pitti ti avrei detto tesoro ma ti amoooo! E invece ti dico che hai c’entrato l’obiettivo meglio di come facevano i tipini qui con i fotografi. Ero in fila insieme a te forse all’ingresso perché ho ascoltato una conversazione sul l’importanza di non chiamarsi blogger in fila. Una ragazza dietro di me ha chiesto se fosse quella la fila giusta per le bloggers ed una signora dietro di lei hai iniziato a dire “guarda io le bloggers non le sopporto! Spero il fenomeno si esaurisca presto! Ma come si permettono a metterle in fila con noi Giornalisti!?” Ma fossimo lebbrose. Come te io il Pitti me lo sono goduto a bere e mangiare da uno stand all’altro, poche foto ma tanto divertimento e mal di piedi!!
    Alla prossima Lucia e piacere di aver conosciuto il tuo blog!

    Donatella di Lo stile di Artemide

  4. verdementa

    20 June 2014 at 9:52

    Tranne alcune aberrazioni, carini sono carini… è che vederli tutti insieme fa impressione!

  5. alessia

    20 June 2014 at 9:54

    Davvero molto carina questa versione scherzosa del piatti! 😀

    Baci
    Alessia Sica
    The New Art of Fashion

  6. Moira Pugliese

    20 June 2014 at 9:58

    “guarda che la pioggia è un concetto astratto” è bellissima!
    Questo post mi ha fatto schiantare dalle risate!
    Comunque io le foto le ho fatte, è vero che sono tutti un po’ imbalsamati…ma secondo me PITTI è anche questo.
    Entri e ti ritrovi in un altro mondo, se avessero i catenacci al collo non sarebbe così divertente!

    Un bacio

  7. Dario fattore

    20 June 2014 at 10:10

    Forse l’unica cosa che non ho fatto in quest edizione pitti è stata per l’appunto camminare avanti e indietro o star fermo per ore nello spiazzale centrale concentrandomi e dando piu spazio alle relazioni intra stands lontano da “obiettivi indiscreti”!!!
    Mi spiace esserti passato proprio in quel momento davanti “catturando la tua attenzione”
    Anyway mi avrebbe fatto ugualmente piacere presentarmi e conoscerti “calzini a parte”
    Chissà se avrem modo di parlare a milano di persona o per l’ennesima volta scambiar solamente un botta e risposta sotto un post
    Saluti
    Dario Fattore
    http://www.whosdaf.com

    • Lucia

      20 June 2014 at 11:50

      avremmo modo, io sono a Milano 🙂
      Grazie del commento
      Lucia

  8. Ilaria

    20 June 2014 at 10:18

    Che dire…. Niente di più divertente e vero soprattutto! Brava Lucia

  9. Guy Overboard

    20 June 2014 at 10:58

    Solita critica da finto-hipster-che-vuole-distinguersi, piena di luoghi comuni, adatta ad un pubblico finti-hipster-che-vogliono-distinguersi che adorano i luoghi comuni.

    L’ironia è quella che dietro ha un pensiero. Dire cose come “la barba è out” è solo un giudizio per fare quella che si “differenzia” dalla massa, andando a finire nel calderone della stessa massa che odia la massa, che è qualcosa di assolutamente mainstream. Non è un pensiero. E’ solo sparlottare come massaie annoiate.

  10. Francesca

    20 June 2014 at 11:21

    Lucia io ti adoro. Barba o non barba, il concetto è che andare a una fiera DI MODA vestiti come tanti manichini tutti uguali che sembrano usciti dalla passeggiata del Forte o da The Apprentice, non ha senso. E’ moda, ragazzi. Ma l’originalità, l’unicità, il gusto, il bello, che fine hanno fatto?
    Sei bravissima, davvero. E poi mi spezzi troppo.

  11. Christopher Argentino

    20 June 2014 at 11:26

    Sai quando non trovi le parole per descrivere qualcosa e sei lì che pensi e pensi, ma proprio non ti viene niente?

    Hai risolto questo mio problema anche solo con le foto

    Grazie, Grazie davvero

  12. alessandra t.

    20 June 2014 at 13:24

    Brava Lucia!!

  13. Valentina

    20 June 2014 at 14:00

    Lucia ci conosciamo solo via post e social, ma non c’è nessuna fashion blogger che scrive come te. Hai una dote innata che in questo ‘settore’ troppo spesso manca: l’IRONIA! forse è proprio per questo ti giudicano: non conoscono l’ignoto così si difendono attaccandoti!

    Continua così…

    Vale
    http://www.pepitosablog.com

  14. Elise

    20 June 2014 at 14:09

    No ma le vignette? Sto morendo………. Io odiavo Pitti…. prima di conoscere te!

  15. Federica Santini

    23 June 2014 at 12:51

    Sei un genio.

  16. Francesca

    23 June 2014 at 14:53

    Carino! Lo aveva fatto anche ildeboscio.com a gennaio, diciamo che il materiale al Pitti non manca 😀

    a presto,
    Francesca

  17. antonella gonnelli

    25 June 2014 at 13:37

    … davVERO d’accordo su tutto …!!!

  18. Beatrice

    28 June 2014 at 16:07

    Ottimo post. Da morire dal ridere