Per le cose belle ci vuole tempo

Per le cose belle ci vuole tempo

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Sarà stato il caso. Lunedì prendo un treno pieno zeppo d’umanità, da Firenze a Milano, con la mia Lina dentro la sua sportina a pois; un treno che da Bologna diventa bollente: aria condizionata rotta e Lina collassata di caldo con la testolina appiccicata alla rete. Povera bestia.
Passata Firenze s’accende un’animata discussione tra un napoletano ed una milanese. A mediare l’accesa conversazione una pisana.
Dunque c’è Rossana, la tizia milanese dai capelli rossissimi, freak ma molto sexy e very yoga-friendly, una di quelle che parla di energie, di chakra, di animali, di robe biologiche, dell’umanità cattiva e bastarda, e che si muove “solo ed esclusivamente in bicicletta” (ma il lato B ce l’aveva in treno).
Dall’altra parte c’è il signor Umberto, anni trentuno, godereccio, che parla esattamente come mangia (ed evidentemente mangia), viaggia con il figlio di dieci anni, bello pacioccone ed identico al padre.

La signora Rossana: “Credo che in una società come la nostra in cui non ci sono regole, in cui vige l’anarchia, tutti noi necessitiamo di limiti, di disciplina, per questo sono vegana crudista. Si mangia con la testa, non con la pancia. Non vado mai al ristorante, non mi piacciono dolci, la mozzarella di bufala è inutile”.
Il signor Umberto: “A signo’, io questa disciplina non ce l’ho mai avuta, e la mozzarella di bufala la uso come lavaggio a fine pasto. Come si chiama? Tipo sorbetto… Comunque non venga mai a Napoli, se dovesse venire penso che morirebbe!”.
Milano-Napoli: 0-100. Forza Napoli, sempre.

Nello stesso giorno, parcheggiati il gatto e i litri di sudore da 40 gradi in treno, vado all’evento Breguet in bicicletta, perché anche io come la signora Rossana “mi muovo solo in bici” (il treno non conta). In più sempre come lei non mangio carne (non mi piace per niente). Mi sto odiando, io non sono Rossana.
E anche qui l’aria condizionata è rotta. Sto vivendo attimi di vita “parallela”.
Il fato terreno o divino ha poi continuato a metterci lo zampino: io, Lucia-(non)Rossana, toscana ma che vive a Milano, ho incontrato un napoletano, e anche in questo caso ha vinto il Napoli.
Il signore napoletano è un artigiano che lavora per Breguet, è una simpaticissima personcina dalle cui semplici mani nasce qualcosa di estremamente elaborato e lussuoso. Mi mostra come fa a fare un orologio, uno della collezione Reine de Naples.

Breguet e l’arte del cammeo, Breguet e il signore credo che si chiamasse Pasquale. È buffo.
Il signor Pasquale e i suoi racconti quotidiani con accanto orologi non certo da tutti i giorni: è il paradosso possibile che mi attrae.
Comunque lui non ha alcune intenzione di parlare di marketing, di comunicazione, di business, no, lui è lì in mezzo ai suoi bellissimi attrezzi a raccontarmi di quando era garzone, di quanto la sua scuola per imparare ad incidere sia stata dura, e di come il suo maestro lo buttasse sempre fuori dalla sua classe accusandolo di essere un incapace.
“In realtà non ci credeva, lo faceva per spronarmi”.

Mi dice che un cammeo si ottiene dalla lavorazione delle conchiglie (non lo sapevo), e prima ancora dalla loro scelta.
“Su cento conchiglie ne scarto quaranta, anche quando le ho già incise, d’altra parte le conchiglie sono così sottili e delicate che si rompono solo a guardarle”.
Mister Pazienza.

Guardo lui e poi guardo quei magnifici orologi facendomi una domanda, anzi imbastendo una preghiera: chi compra questi pezzi compra un pezzo di cuore di Pasquale, se ne renderà conto, spero; chi acquista questi segnatempo acquista un’esperienza, un viaggio, che parte dal mare e passa sotto i ferri del mestiere. Chi si porta a casa questo genere di lusso, si porta a casa qualcosa che nasce come estremamente semplice, popolare, le mani di uno che lavora da quando aveva sei o otto anni, non ricordo di preciso, e che grazie a tutti gli anni che sono venuti dopo hanno acquisito il potere di trasformare la semplicità in qualcosa di estremamente elaborato, elitario.

Ma che importa se si schianta di caldo? Ci sono Pasquale con il suo camicie bianco a dire che “ci vuole tempo per fare certe cose”, l’artista a farmi un ritratto che mi farà venire la pelle d’oca, quegli orologi, che messi al polso fanno quasi paura (il mio preferito è quello d’oro), e un cerchietto-acconciatura grazie al quale credere d’essere in un’altra epoca.

E comunque per le cose belle ci vuole tempo.

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Milano 9/6/2014 Breguet a Palazzo Via Montenapoleone - Milano Milano 9/6/2014 Breguet a Palazzo Via Montenapoleone - Milano Milano 9/6/2014 Breguet a Palazzo Via Montenapoleone - Milano Milano 9/6/2014 Breguet a Palazzo Via Montenapoleone - Milano SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC

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Comments are closed.
  1. Cristina

    13 June 2014 at 10:32

    Il ritratto è spettacolare, che magia!

  2. Federica Di Nardo

    14 June 2014 at 16:50

    bellissimo questo post!!!

    Federica
    http://www.thecutielicious.com
    The Cutielicious

  3. Chiara

    15 June 2014 at 12:47

    Brava Lucia, un bellissimo testo. E il ritratto? Vogliamo parlarne!?

  4. olga

    16 June 2014 at 11:12

    sante parole!!!!
    olga