Stelle, foreste e distributori automatici di bene

Stelle, foreste e distributori automatici di bene

tavola

Ieri l’altro forse era Natale. Quel Natale dei film con le tavolate lunghe diciotto metri, con le zie con le cofanate ben laccate, i cugini con la camicia bianca (nello specifico io ero “una zia”), i sottopiatti in argento e le tovaglie verdi, rosse e bianche. Io poi adoro i segnaposto, io poi sono talmente tanto egocentrica che amo vedere il mio nome, amo circumnavigare la tavola per cercare me stessa stampata su un foglio di carta, di fronte al piatto e ai bicchieri (che poi perché ci sono sempre trenta bicchieri davanti al tuo piatto, per non parlare delle forchette?). Se poi la “me stessa nera su bianco” è anche scritta a mano… bomba. Io così sono felice.

Sono felice nel pensare che quelle scene dei film dove tutti parlano con tutti anche se non si conoscono, dove tutti ridono di cose magari stupide, dove quelle candele sono capaci di rispecchiare quella quiete quasi religiosa che s’impianta all’interno delle quattro mura, intorno a quel tavolo, possano essere scene vere. E pensare che non eravamo una famiglia, eravamo amici, conoscenti e sconosciuti divenuti famiglia per qualche ora grazie a delle magiche vibrazioni emesse silenziosamente da tavolo, vino e  pupille e cornee dei commensali. Io non l’ho viste, ma l’ho sentite.
Benvenuti nel regno di Stella McCartney, un regno che ha castello (l’edificio/showroom in via Forcella del brand inglese dove si è tenuta la cena), e foresta, una foresta di alti bamboo verdi, direttamente tagliati e piantati dai due designer Alessandro Madami e Davide Puccio. Della serie “a noi piacciono più i designer che si sporcano le mani”, concettuali sì, ma anche di molto pratici.
C’è una foresta nello spazio Setmani a Milano, io l’ho vista, e a termine del Salone del Mobile sarà donata all’Orto Botanico di Brera (quindi è pure una foresta itinerante), un’istallazione (“Into the forest”) che ti catapulta nella Storia Infinita o in una qualsiasi fiaba esotica (esotica perché non ci sono pini e cipressi, ma bamboo) da leggere davanti ad un camino o sotto le coperte (ok, se è estate vi concedo una birra, va bene anche non artigianale, e una terrazza).
E accanto alla foresta carciofi ripieni di gaudio, risotto con zucca orgasmica, cheescake con frutti di bosco da svenimento facile e nettare di Valdo da bere; tutto in una bolla di mattoni e vetro insaponata di gioia e d’amore. Non so, è come se in quel momento, senza esagerare, fossi la personificazione di un distributore automatico di “bene”.
La bellezza poi nel veder mangiare tutto e tutti è stata infinita; io sono una di quelle all’antica, che se vede qualcuno che scansa carne, formaggio o carboidrati per mangiare solo le verdurine, è capace di far scoppiare una bomba a mano (ricoperta di cioccolato bianco) sul piatto del disgraziato.
Siete pregati di mangiare, specie davanti a ben di dio del genere.
Anche se non eravamo quattro amici al bar, ma una trentina di amici e conoscenti in via Forcella, un po’ il mondo l’abbiamo cambiato: gli abbiamo dato una padellata di positività mica da poco.

Abito e scarpe Stella McCartney
Soprabito vintage
SAMSUNG CSC

SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC mostra SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSCSAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC SAMSUNG CSC 4D9A0302 4D9A0296 4D9A0257

SAMSUNG CSC _MG_0976 _MG_0928 _MG_0868 _MG_0668 _MG_0650

Comments are closed.