La bellezza è uno stato d’animo (ma c’è anche la forma)

La bellezza è uno stato d’animo (ma c’è anche la forma)

SAMSUNG CSC

Io con quelle che dicono che la bellezza sia solo e puramente una cosa interiore ci dovrei fare un lungo colloquio, che inizierebbe in realtà con una domanda cortissima: “Perché?” Perché io davvero non riesco a capire come possano essere capaci di straripare così al di là degli argini estremi dell’idealizzazione.

Detto questo, Dove ha domandato ad un campione di donne cosa sia la bellezza (#Beautyis), compresa me, ed io prima ho risposto, poi sono andata a spulciarmi gli # ed ho letto una marea di frasi del tipo: “la bellezza è una cosa interiore”. Punto primo la bellezza non è una “cosa”, secondo è anche qualcosa di interiore, ma non solo (c’è anche la forma, l’involucro esterno, anche se spesso facciamo credere a noi stesse che non ci sia).
Dove ha inoltre imbastito qualcosa di veramente geniale (vedi video): ha chiesto a 7 donne di portare per 15 giorni un cerotto che avrebbe dovuto migliorare la percezione della propria bellezza, perché si sa, è come se noi umane dotate di tette fossimo nate per sviluppare certe insicurezze (naso lungo, orecchie a sventola, fianchi larghi…), e quindi per l’autodistruzione. Ci frustiamo in continuazione con sciabolate di parole sulle nostre (minime) imperfezioni (come siamo noiose), rendendoci le peggiori nemiche di noi stesse.
Morale del video: alla fine le donne si sono sentite più fighe, più sicure, indossando un cerotto in realtà senza alcuna sostanza magica. Era “solo” il potere della mente, per questo Dove dice: Beauty is a state of mind. Ed è vero: il genere femminile è talmente tanto insicuro delle sue qualità che potrebbe tranquillamente pensare che affidandosi ad un terzo (un cerotto presubimilmente magico) potrebbe modificare le proprie caratteristiche oggettive (grazie ad un patch una bocca poco carnosa magari potrebbe diventare più piena, certo).

Personalmente ho trovato il video favoloso, ed anche il messaggio, a patto ci si aggiunga un “anche”: beauty is (also) a state of mind.
Il fatto è questo: secondo la mia modestissima opinione una cosa è sentirsi belle, ed una cosa è essere belle. Nella scala di valori una persona dotata di un minimo di liquido che lubrifichi bene le rotelle del cervello dovrebbe riuscire a sentirsi bella, anche perché la bellezza “oggettiva” (quella di Gisele Bunchen o di Sharon Stone) è un dono divino davvero per poche, che ci piaccia o no.
Sentirsi belle significa apprezzare e valorizzare, non nascondere, quindi la bellezza in questo senso non è altro che la somma di diversi addendi, che sono carisma, fascino, ironia, curve, gestualitá, portamento, intelligenza, dolcezza e sensualità.
L’altra bellezza, sicuramente più elitaria (sulla quale solo i geni se la possono giocare a scacchi) , quella che varia a seconda degli anni e quindi dei canoni, è diversa: è anche armonia ed equilibrio di colore e forme, elementi che si ritrovano anche nella bellezza nella natura.

Il punto è: perché poche riescono a sentirsi belle? Qual è il problema? Siamo tutte sceme? Un po’ sì, siamo noi, un po’ sono gli altri (e quindi, alla fine, sempre noi che ci facciamo condizionare). Gli “altri”, come ad esempio gli uomini che vogliono la donna “tradizionalmente bella” (ma tanto tornano da quelle che si sentono belle, che hanno anche le palle, cioè quelle come noi), o come quelli/e che se mangi una patatina fritta ti accusano di diventare obesa e quindi brutta. Gli altri che se tu hai il naso alla greca ti consigliano di rifartelo perché quelle “belle” ce l’hanno alla francese. C’è sempre qualcuno che ti convince a diventare una “non-te”.
Non ci riuscirete mai, con me per lo meno no.
E’ buffo: talvolta su Instagram o Facebook mi accusano di essere grassa, di avere le gambe grosse, mi giudicano. Legittimo, siamo nell’era del web.
Ve lo confesso: non sono grassa e sì, oggettivamente ho le gambe grosse (ho pure la cellulite), quindi, per esempio, cerco di non mettere gonne sopra il ginocchio con le scarpe basse, bensì di preferire le gonne anni ’50 (sono infatti le mie preferite). Valorizzo, non nascondo le mie gambe in un paio di pantaloni taglia 60, e mi sento bella con le mie gambe non-stecco.

Insomma, potete dirmi tutte le cose che volete, ma la notizia è che io è come se ce l’avessi sempre appiccicato addosso quel cerotto: io mi sento bella, perché ho la consapevolezza sia del mio corpo che delle mie qualità non visibili ad occhio nudo (per chi non l’avesse capito ho fatto dell’ironia un mantra, una filosofia, una religione), perché io sono così, e non c’è niente di naturale che possa fare per cambiarmi. L’artificiale lo lascio alle milf bionde platino o alle adolescenti che “leggono” troppe riviste.
E poi io non ho alcuna intenzione di cambiare, solo quella di migliorare, a partire dal praticare tanta ginnastica facciale, perché non è affatto una stupidaggine il fatto che ridere renda più belle.

E alla fine due sono le cose: 1) in realtà è tutto molto facile (basta volersi bene) 2) non ho detto nulla di nuovo. O no?

SAMSUNG CSC

Comments are closed.