Dacci oggi il Touche Éclat quotidiano

Dacci oggi il Touche Éclat quotidiano

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Chi mi conosce sa che odio cominciare a scrivere (e leggere) i post con la formula “aggettivo-virgola-aggettivo” (tipico dei comunicati stampa, specie quelli sotto forma di foglietti bilingue che trovi sulle sedie/panche ad inizio sfilata: “Sensuale, moderna, femminile…”), o con degli elementari riferimenti temporali (“Ieri sono andata al mare, è stato bellissimo”) o ancora con citazioni rubate da aforismario.it (Oscar Wilde uno dei più gettonati, insieme a quell’allegrone di Giacomino Leopardi – la tristezza va sempre di moda, pare).
Oggi però faccio un’eccezione, il che significa che mi sto odiando un po’ ma non importa, e cito una frase della donna dal nome più figo del globo, Banana Yoshimoto:

Il mondo è come un palloncino pieno di cose che non si vedono. Per questo voglio aprire il mio cuore a tutto, e non soltanto agli esseri umani. 

Eccola la risposta, appena due righe sopra, la risposta a cosa da luce alle mie giornate: in pratica tutto, le cose visibili e invisibili (ebbene sì è vero: troppe volte “l’essenziale è invisibile agli occhi”), la curiosità nello scovare quell’essenziale che è diventato talmente tanto banale da essere glassato da un velo di zucchero che però è andato a male. Non dico “velo di Maya”, perché tutti questi filosofi la fanno sempre troppo difficile e perché nel contempo è troppo facile, tutti si ricordano del velo di Kant del Liceo, non farei la figura dell’intellettualoide di nicchia.

Attiverò adesso la modalità “random” per cercare di elencare cosa e chi mi illumina le giornate. Lo farò a caso perché come sapete, è la cosa che mi riesce meglio.

Lina, per lei c’è anche l’hashtag #LinaFrida: è quella patatina minuscola, che secondo me è anche un po’ nana, a svegliarmi sempre troppo presto piazzandosi sopra di me come una bella statuina e scuotendo i suoi baffi sulle mie guance per accarezzarmi convincendomi ad alzarmi per darle la sua scatoletta arancione preferita (“Lina, non puoi mangiare sempre la stessa pappa”). Non sarebbe pensabile smuovermi dal letto  senza di lei, che prima di andare in cucina vuole che io apra le finestre della terrazza per vedere che succede. E la ringrazio: quel gesto alla “Egoiste” che imbastisco ogni santo inizio di giornata ma meno violento, mi fa vedere luce, nuvole, pioggia o sole, è un primo contatto con chi, alla fine, ti influenza sempre un po’, il tempo.

Leggere prima di lavorare. Quando posso lo faccio. Sono fatta al contrario: la mattina quando mi sveglio io sono veramente sveglia, e la lettura mattutina mi da più carica rispetto a quella della sera.
E’ come se leggere fosse la mia benzina su carta, nera su bianco, fondamentale per tutto: la mia scrittura per diletto, la mia scrittura per lavoro, nettare e ambrosia per me stessa. Le parole, quelle stampate, perché ogni parola detta, stampata, digitata ha una valenza diversa, sono fiammelle che aspettano solo un contatto con qualcosa di sensibile per farmi esplodere idee e pensieri dentro quella testolina morbidura che mi ritrovo. Ho appena inventato un termine che me ne ricorda un altro, glukupikron (dolce amaro, beatissimo Liceo Classico).

Scrivere: forse è ciò che mi illumina più di qualsiasi altra cosa, perché sì, io sono quella che ha sempre avuto diari segreti ma senza lucchetto (li avrà letti anche il mio cane), che scrive sulle carte da macellaio al ristorante (capito quali?), su Facebook, su Mac, sui mille quadernetti sparsi che perdo e ritrovo a distanza di dio sa quanto, sui libri, anche se non si dovrebbe, ma poi quando li riapro mi ricordo di certe frasi che mi erano piaciute. Sono anche quella che scrive bigliettini, per se stessa, da attaccare al frigo, e per gli altri, da attaccare dove pare a loro, che inizia a scrivere fantomatici libri e poi non li finisce, che ha la mano agitata insomma.

Sono diversi i motivi per cui ho scelto come mezzo di locomozione la bici, non la macchina, non la metro né l’autobus: perché la bici mi rende felice, solare, mi da una luce diversa, lo so. Perché mi permette di vivermi Milano come se fossi ad Arezzo, con calma, mi da la possibilità di perdermi e ritrovarmi in fretta, di scoprire sempre qualcosa di nuovo come se ogni giorno dovessi trovare un tesoro. I miei tesori segreti sono le finestre, specie quelle dei piani alti, i portoni delle case e le loro entrate, le donne che aspettano al semaforo, gli uomini, quei pochi, che leggono il giornale al parco, le scie degli aerei che penetrano e trapassano illusoriamente ogni cosa, le nuvole e le forme che possono assumere (sono sicura che quella sia magia celeste), le cose che non ci sono realmente ma che mi immagino ci siano: come sarebbe se da quell’albero uscissero gatti con la testa di orsacchiotti? Come sarebbe se Lina mi parlasse come Ted, ok, magari meno da camionista? Forse sono un po’ come Yuko, che vede gli omini verdi uscire dal fusto d’una pianta.

L’amore. Quando trovi chi vede come te quegli omini verdi, chi s’immagina cose che tutto il resto del mondo non si immagina, ecco quello è amore: la condivisione d’una visione esclusiva e privata, ristretta ad un paio di persone. Io ho fatto una scelta tempo fa: ho scelto di amare, perché l’amore da forza, luce. Ho scelto di aprirmi a questo mondo nuovo, e di voler bene a tutti, di non odiare nessuno, e non è una derivazione della filosofia cattolica, ma forse una filosofia e basta, certo più difficile e faticosa perché è come se ti unisse a tutto e a tutti, ma ha lo stesso effetto di un panino con burro e marmellata: scegliere di amare anche chi ho odiato mi fa tremendamente bene all’umore.

Il cibo, appunto, rende felici. Altro che cake design, nuova cucina, roba molecolare: pane, olio e sale, fine. Gli odori, i sapori, i ricordi, il cibo ha dei super poteri, ne sono certa: chi meglio di lui è in grado di scatenarti maremoti di memorie, orgasmi sensoriali e quella sensazione di “essere apposto”?

Io amo nuotare, nuotare mi serve. Ogni volta prima di immergermi totalmente nell’acqua metto la testa a metà tra il sopra e il sotto, e ogni volta mi convinco che per quella mezz’ora è meglio stare sotto, dove sei al sicuro, dove nel contempo puoi spiare tutto, dove dalla tua testa immersa nell’acqua cominciano a uscire pensieri e idee e a nuotare, galleggiare, giocare con te. S’avviluppano, si rotolano, si attorcigliano talmente tanto che poi quando metto la testa fuori loro rientrano tutti dentro nel loro disordinato ordine (che è il mio) pronti per essere rielaborati in ottime idee. Io in acqua produco, io lì dentro vedo sempre la luce.

Perché ho fatto questo post, questo genere di post sulla “luce quotidiana”? Perché volevo anticipare a modo mio un prodotto di cui scriverò in uno dei miei prossimi post, il Touche Éclat di Yves Saint Laurent, che è la bacchetta magica per eccellenza che da luce al viso. E poi perché alla fine non fa mai male condividere good vibes, e sapete, anche per loro c’è un segreto, ed è la sensibilità, che è direttamente proporzionale a quanta luce si voglia ricevere per poi emanare. Siate sensibili, siate un po’ bambini, e diventerete illuminati. Più “Lucie” per tutti (oddio no, sarebbe un disastro).

E comunque voglio sapere: quali sono i vostri “Touche Éclat quotidiani”? Cosa vi da luce.

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Comments are closed.
  1. Max

    17 March 2014 at 17:57

    bello, bello. Ieri sono stato al mare. Il mare in bianco e nero è come un film visto alla TV. OK, dopo aver usato come apertura tutto quello che elencasti come degno di biasimo…

    Ripeto ancora una volta : nel tuo caso avrò finalmente la soddisfazione, una volta nella vita, di dire “io l’avevo detto”…e ci siamo capiti.

    indi ragion per cui devo solo enunciare una cosa : bene, brava, bis. Ti aspetto sulle mensole a breve !!

  2. Ida G.

    18 March 2014 at 9:24

    Leggere la mattina e scrivere ovunque, anche sui tovagliolini al ristorante per timore di dimenticare una sensazione… tante cose ci accomunano (ma ancora non ho un gatto e ho paura che a Roma, con la bici, le macchine mi travolgerebbero) :p

    http://www.lestanzedellamoda.com/

  3. Roberta

    18 March 2014 at 16:17

    Ho aperto il link perchè sapevo che non avrei trovato il post “Ciao ragazze! Ecco il mio nuovo fantastico Touche Eclat, lo amo…”. E non potevo non commentare e dire che mi è piaciuto il tuo modo di raccontarlo 😉
    un saluto

    Roberta
    http://visualfashionist.blogspot.it/

    • Lucia

      18 March 2014 at 20:46

      grazie mille 🙂