Tutta colpa della pioggia

Non sono mai stata metereopatica, e nemmeno un di quelle che col ciclo diventa incagabile. In realtà le ho sempre odiate quelle donne che quando piove rompono le palle pure ai pali piegati dal vento, e che con la scusa del mestruo si sentono autorizzate a mandare a quel paese chicchessia. Però, c’è un “però”: se piove da diciotto settimane per dodici e ti trovi dei crampi allo stomaco e alla schiena, che vorresti solo accartocciarti nel plaid di Hello Kitty (il male), e se in più ti ritrovi la testa con dentro mattonelle in cemento armato che vogliono uscire fuori ma non ci riescono, allora sì, quella è un’altra storia.

Vado a Roma, c’è un sole che spacca le pietre e io sono spaccata dal ciclo. E il ciclo che, a sua volta, spacca i maroni. E io che me li spacco a me stessa perché c’è il sole e dovrei stare bene. Ma tanto vince sempre quel bastardo. Vince facendoti uscire con dei capelli a caso, senza mascara (ho detto: “senza mascara”) e con lo stesso umore di Tom quando non piglia Jerry (che tanto non lo piglia mai).
Torno a Milano, piove, sto meglio, domenica c’è il sole, vado a correre, e come tutte le altre volte che decido di farlo, di correre, mi spacco il ginocchio. Lunedì, oggi, diluvia, ma decido comunque di mettermi le scarpe con tacco alto e gonnellina. Diamine, non può vincere la pioggia (come il ciclo), non sempre almeno!.
Domani, per miracolo divino, ho la guida moto, e se piove, lo dico: chiamo la Nasa e faccio lanciare bombe in aria con la speranza che ci sia qualche mix di sostanze che faccia dondolare in un movimento casuale delle particelle, dalla cui collisione ne scaturisca lo sparpagliamento delle nuvole con relativa scomparsa ed eliminazione totale dello scrosciare perenne d’acqua a catinelle.
Ecco: sono diventata metereopatica, lunatica da ciclo e brontolona. Tutta colpa della pioggia.

Cappotto e camicia: P.A.R.O.S.H.
Pantaloni: Albino
Borsa: Prada
Occhiali: Spektre
Calzini: Lucia Del Pasqua per Bresciani

Parosh Roma