L’ansia social-e

L’ansia social-e

whatsapp

No ma l’ansia? Torno a Milano dopo un po’ di giorni fuori (anche un po’ di testa), e m’aspettano, in ordine sparso, fenomeni acquatici reali e metaforici: diluvio universale, stagni ad ogni fermata della metro, creati lì apposta per farci surfare le macchine e, di conseguenza, farti godere sporche docce fredde, onde anomale di e-mail, bufere di chiamate ansiogene, e cascate di messaggi su ogni possibile canale sociale. La siccità è sopraggiunta solo quando ho cominciato a mandare tempeste di mail di reclami di pagamenti non fatti. Non una risposta, bensì il deserto del Sarà (Sarà che mi dovete tutti pagare, vedetela voi).

Perché non torno in un ufficio normale a prendere uno stipendio fisso, se pur basso? Tanto anche ora mica faccio miliardi. (No, non ce la faccio).
Perché adesso ti spingono a fare la free lance, ad essere flessibile, se poi ti stroncano tutti?
Bella la partita IVA ai minimi, peccato che non guadagni un cazzo.
Bella la partita IVA, il lavoro indipendente, peccato che se guadagni tanto, la metà ti si sputtana in tasse.
Bello il lavoro indipendente, c’è rischio, quello sì, ma sei più libera in certi periodi. Libera di fare una chiamata ogni sei mesi al tuo avvocato perché la gente non paga, e sono beghe.
Ma ce la farò, ce la faremo tutti.
Sopravviveremo a questo stress che tutti ci vogliono sparare in vena ad ogni costo. Ci vogliono sparare eroina nevrotica? I’m so sorry, siamo noi le eroine.
No perché qui siamo davanti a dei casi di pazzia rara. Casi umani che manco se li mandi ad Harvard a fare test al cervello, ci capiscono niente.

Allora: non rispondi ad un e-mail di lavoro entro due ore e te ne arriva un’altra: “Hai ricevuto la mail?”. (Sì, certo). Non rispondi perché magari in quel momento hai un attacco di sciolta fulminante e allora ti chiamano al telefono. Perché hai impostato la suoneria di “Requiem for a Dream” in un momento così già di per sé tragico? Numero sconosciuto: non rispondi, e poi sei attaccata al cesso, pregando che Gesù Cristo abbia pietà di te e del tuo spirito intestinale. Seconda chiamata. Rispondi. “Ti disturbo?” Sì, sono in riunione (io e la mia tazza del cesso dobbiamo raggiungere il break-even point).
Whatsapp: “Mi dici quando ti posso chiamare?” (Mai). – Settimana prossima.
Settimana seguente, con l’intestino che ha firmato l’armistizio con lo spirito santo, rispondi: “Volevo sapere se avevi ricevuto la mail”. (E tu mi fracassi tutto il fracassabile per codesta ragione? Ok.). Che il Signore sia con te (perché sto per commettere brutte azioni). Amen.
Ma poi whatsapp: perché? Che lo uso solo per gli amici (stretti).

Mail: “Lucia, ci serve un post entro stasera, da spammare poi su tutti i social.
Ops, alle ore 10 avevo il telefono non raggiungibile. Riemergo sulle onde dei campi elettromagnetici alle ore 16,00, ed entro due ore dovrei scrivere e condividere. Peccato alle 17 abbia un riunione per un’altra cosa.
O morire, o tentare di farcela. La soluzione è: prima ce la fai, perché i miracoli esistono, e poi muori.
Sia ben chiaro che l’ansia, la grandinata di adrenalina, quella peggiore, è costantemente iniettata anche da chi ti sta intorno, in generale, e non solo per lavoro.

Non rispondi ad un inbox entro un’ora e dato che sei una stronza, ti eliminano da Facebook (che peccato, ah sì). Non rispondi ad una favolosa mail di complimenti entro cinque minuti e te ne arriva un’altra di sollecito e un’altra ancora dove si scrive “Alla fine sei come tutte le altre” (me ne farò una ragione). Non rispondi a Whatsapp anche se hai visualizzato dopo mezzo secondo e sei una testa di cazzo (no, ho una testa, con un copro, che assieme hanno una vita). Ti scappa un Twit non risposto e “tanto a te che te ne frega” (a me niente, per l’appunto). “Non hai visto il commento su Google+? O su Youtube? Non ti seguo più (ah bè, andrò ad impiccarmi per il dispiacere). Non rispondi a tutti i commenti sul blog, o su Facebook? Sei una snob (sì, quando ne ho voglia sì).
No, volevo dire, una c’avrebbe anche da lavorare.
Una vorrebbe anche scansarla codesto nuvolone nero d’ansia senza senso.
Una ad un certo punto pensa che se inventassero un altro social, un altro canale di comunicazione, potrebbe anche commettere un omicidio.
Passo e chiudo. Chiudo le comunicazioni. Sono una stronza, ma soprattutto una che l’esaurimento anche no.
Più serenità per tutti.

 

Comments are closed.
  1. Clo

    9 February 2014 at 12:02

    ahahaha come ti capisco, forse non tanto per i social, anche se ho un blog, non ho molto feedback, ma mi va bene così…
    già sono un po’ tecnofobica di mio, se dovessi stare dietro a tutti i commenti dei social andrei in un rifugio in montagna per disintossicarmi dalla rete.
    Ti capisco perché non ti pagano, non CI pagano, o comunque solo perché siamo freelance, sembra che non ci sbattiamo a sufficienza..

    Sei hai un nano secondo guarda questo video, forse l’hai già visto.. a me ha fatto morire.
    Un abbraccio buona domenica di vita e non di social

    http://www.youtube.com/watch?v=vt84TasNLkY ( non vuole essere spam )

    • Lucia

      9 February 2014 at 21:40

      grazie del commento!
      Il video l’avevo già visto 🙂
      Baci!

  2. Marta

    13 February 2014 at 0:24

    oddio povera Lucia ahah, che gente matta che c’è in giro, io sono anti social per antonomasia, sono all’oscuro di tutte queste cose