Nero, se devo trovare un luogo comune

Nero, se devo trovare un luogo comune

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E’ che mi sono trovata ad un certo punto con delle cose a caso da provare e recensire, ammassate in una mega bustona nera, che secondo il mio punto di vista rappresenta l’ordine, il kosmos (delle cose da testare). Tutto ciò che finisce lì dentro è ancora vergine, scevro dei miei giudizi universali, mozzo della mia vena (super) critica, insomma nuovo di pacca (dentro al pacco).
E’ successo che ho tirato fuori dei prodotti a caso, uno per uno, e me li sono messi in fila davanti agli occhi. Ho cercato di trovare un fil rouge, un tema, un luogo comune, ma lì per lì non ci sono riuscita; poi però ho guardato la bustona nera e ho visto che ciascuno dei prodotti messi in fila quasi indiana avevano qualcosa di nero, quindi ho deciso che il tema del post doveva essere un colore, il nero. Un post forzato, via, ma alla fine cercare sempre a tutti i costi un luogo comune  è noioso, come del resto i luoghi comuni di per sè: “non esistono più le mezze stagioni”, “non mangio carne ma mangio uova”, “bisogna bere tanta acqua”.

Ci sono dei prodotti che cerco di evitare, perché non mi piacciono, perché secondo la mia visione rappresentano poca naturalezza, e sono gli autoabbronzanti per il corpo, che nove volte su dieci sono arancioni invece che marroni e e che sovente li applichiamo (me compresa, quando lo facevo, anni e anni fa) come se fossimo tutti dei pittori impressionisti, e gli shampoo secchi.
Per l’appunto i flaconi che mi sono capitati in mano di Diego Dalla Palma sono stati: Calze Spray, fondotinta per il corpo, e Unabottaevia!, lo shampoo istantaneo con amido di riso. Benché il fondotinta per le gambe (suona pure cacofonico) non sia per niente male, ma io sinceramente mi rifiuto, aspetto il sole e sto bianca d’inverno, con lo shampoo istantaneo non ce la faccio, è più forte di me: io sono una di quelle che ha bisogno acqua, schiuma e litri di balsamo. Fine del discorso.

Sempre in tema di fondotinta, ma stavolta per il posto luogo deve essere applicato, il viso, ho provato pure dei prodotti Christies: il Serum Foundation Nude Look Christies cremoso quasi liquido e non coprente con pigmenti naturali, idratante elasticizzante effetto satin e per pelli  sensibili, e la Cream Foundation Firming antiage, che è un trattamento rassodante levigante antietà (pare una pappina artigianale). Entrambe senza parabeni, senza nichel, senza niente, però, I’m sorry, a me sembra di non mettermi nulla addosso, e non so se sia un bene o un male.
So invece con certezza cosa sia la Coco Noir émulsion hydratante pur le corps, ovvero un qualcosa di fantastico, che ha un profumo eccezionale, che rimane non per dodici secondi, come gran parte delle creme, e il profumo Tom Ford Noir, un qualcosa di altrettanto fantastico come del resto tutte le cose firmate Tom Ford (adesso devo assolutamente comprarmi Tobacco Vanille). Per me è eccezionale anche lo spruzzino per l’alito di Sephora che mi ricorda certi film americani, il Fresh Breath Spray, te lo metti in borsetta e lo sfoderi per l’occasione. E’ così anni Ottanta/Novanta che ne farei una scorta fino al 2016.

Infine dal bustone ho tirato fuori Hugo Boss Bottled Night, un profumo commerciale, per la massa, gradevole, il cui rischio è quello di trovarlo addosso a tutti, un po’ come il CK One dei tempi d’oro. Le note di testa sono l’amaro delle foglie di betulla, la lavanda aromatica e l’aspro delle foglie di limone, quella di fondo è il lauro con note di muschio e sandalo, mentre la nota di cuore combina cardamomo e gelsomino. Un buon profumo, ma non certo di nicchia. Tuttavia se te lo metti ti senti ganzo.

Le “sorprese comandate” (perché le ho tirate fuori io, forzando la strega di comandare il colore nero) sono finite. Considerando che nel bustone sono finiti, all’epoca, anche trucchi con brillantini chimici e fondotinta praticamente marroni-neri, per questa volta sono stata fortunata, forse per la prossima volta dovò fare una selezione all’ingresso, insomma, ai “manici”.

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