L’amore ai tempi dei social-isti

L’amore ai tempi dei social-isti

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Quando ho beccato il post di Alice coincidenza voleva che fossi al telefono (il telefono, a emettere suoni, con la voce, quella vera) con un amico a parlare proprio di ciò che la mia amica aveva già scritto.
No santiddio no. Non si può sentire. Non si può vivere aspettando il fischiettìo di una whatsappata, il “plin” di una chat di Facebook, l’”1 rosso” (manco le roulette) dei messaggi sempre di Facebook, un sms di speranza, nemmeno fossero auguri dalla Madonna Incoronata in persona. Non si può, una donna non può e non deve adeguarsi a cotanto strazio.
Uno per chiederti di uscire ti deve prima aggiungere su Facebook.
Uno per chiederti se vuoi andare all’aperitivo con lui (mica cena) deve scriverti su Whatsapp.
Uno per dirti che “sei bella”, se te lo dice, ti manda un messaggio.
Uno per dirti che gli piaci ti fa like o ti commenta su Instagram.

E noi ci stiamo, perché questo passa il convento. Ma io domando e dico: dove sono i fiori, o meglio, i fiori e i cioccolatini insieme? Dove sono le palle? Non di Natale, ma quelle tra una coscia e l’altra con la zucchina nel mezzo? No, perché qui la tendenza pare sia che tocchi alla donna a chiedere sempre d’uscire ad un uomo. Dove sono le chiamate d’imbarazzo, dove te lo immagini sudato fradicio, che cammina su e giù per il soggiorno, per chiederti di andare a berti un caffè con lui? Dove?

Sono anni che ci lamentiamo di codeste carenze e ancora non è successo niente. Dovremmo fare come propose la Lisistrata di Aristofane, lo sciopero del sesso, dovremmo arrabbiarci, potremmo fare qualsiasi cosa, il brutto è che dovremmo dirglielo verbalmente. E’ bruttissimo, perché significa che non si rendono conto. E’orrendo dire a lui ciò che tu vorresti, per lo più se i tuoi desideri sono normalissimi. Essere chiamata al telefono, magari anche di casa (lì toccherei l’apice del godimento) o che lui venga a trovarti senza scriverti dieci minuti prima su Whatsapp “Sto partendo da casa”. Potresti anche farmi una sorpresa. Ai fiori c’ho rinunciato da tempo, ormai è cosa impossibile.

Non si può vivere spiando gli orari di connessione di Whatsapp, aboliteli cazzo. Se è entrato alle 3 di notte vuol dire che ha un’altra, se non entra da un giorno vuol dire che gli ho fatto qualcosa che però non so. Dio.
Non si può vivere ricevendo parole contate di pseudo-corteggiamento su Twitter.
Non si può essere social in una cosa che social non dovrebbe essere, perché gli unici social-isti dovrebbero essere due, ovvero lui e lei.
Non si può vivere senza le lettere, le cartoline, senza dei qualsiasi scritti a mano, con la paura di dire o scrivere ciò che realmente pensi. Ma poi paura di che? Ok, sarò una nostalgica, ma via, le donne sono tutte romantiche, basterebbe pochissimo per conquistarle o riconquistarle: fiori e lettere. Invece tutti, tutti, tutti, tacciono, un po’ perché aspettano sia quella con tette e culo a parlare (complimenti), un po’ perché parlare sarebbe più “sbatti”.
Non si può stare a ripetere sempre le stesse cose, queste, e andare avanti a forza di aspettare suonerie, una diversa per social, tra l’altro.

Che poi il punto è uno: con i social praticamente non si parla più. Perché non riusciamo a capire che i social network non sono né strumenti di imbrocco, né di comunicazione con il proprio (o futuro) lui, ma mezzi di comunicazione, cazzeggio, che sì, vanno bene ogni tanto, ma inevitabilmente tendono a infiammare le corde vocali fino a farci diventare muti.
Alcune volte invidio le ragazzine di paese che non usano il telefono perché non hanno manco campo e devono solo parlare o telefonare. Cioè, sono felice perché in un certo modo sono costrette a non usare i social network per dire qualsiasi cosa. Rendamoci conto.

Ok, io sono ad un punto in cui sono stufa che le donne facciano tutto, ma è anche vero che gli uomini non fanno più niente, se non muovere pollice e anulare per chattare.
Ah vabè, per non parlare di Instagram: che tu scrolli scrolli fino alle foto di lui. Con chi è, com’è e cosa fa.

Che poi nel titolo ho scritto “amore”: ecco preciso che per me questa parola non significa “arrossire per cent’anni ogni volta che lo vedi”, ma racchiude un elevato numero di nomi che comprendono pensieri, sensazioni, azioni positive, che ti fanno stare bene. Andava spiegato, che poi non è altro che l’amore maturo.

Mi sto lamentando? Sì. Perché mi paiono tutti dei rincoglioniti più attaccati ai loro cellulari che alle loro (future o ipotetiche) relazioni. Perché spero di beccarlo quello con le palle che alza il telefono e si presenta con una scatola di cioccolatini in mano (che poi che palle ci vorranno, che paura ci sarà dietro). Che abbia il coraggio di fare una cosa che sente, una cosa normale. Oh, basterebbe così poco.

Comments are closed.
  1. Chiara

    21 October 2013 at 9:23

    Quanto hai ragione, quanto sarebbe bello! 🙂

  2. Geronimo

    21 October 2013 at 9:59

    figadilegno sfigata

  3. alessandra

    21 October 2013 at 14:41

    Devo ritenermi fortunata perché ho una mia metà che non appartiene al rango che descrivi ma è doveroso ammettere che ovunque intorno a noi c’è una povertà di sentimenti e di volontà di fare..e parliamo, come giustamente dici tu, di piccoli gesti…
    certi uomini non sono mossi più nemmeno dal sesso…generazioni di tontoloni che godono di riflessi digitali…
    mah….

  4. alice

    22 October 2013 at 11:24

    amica ma noi siamo top.
    amen.
    🙂

  5. Andrea

    28 October 2013 at 21:26

    “E’orrendo dire a lui ciò che tu vorresti, per lo più se i tuoi desideri sono normalissimi.” Che orrenda orrendità.