DIETRO UN RITRATTO. DAVANTI E’ FACILE.

Ci capisco poco o niente sull’arte. Posso solo dire “questo mi piace” e “questo non mi piace”, in base ai colori, alle forme, alle pennellate o ai ricordi. Sai quando un quadro, o un’opera in generale, ti ricorda qualcosa o qualcuno? Ecco. Io ho un rapporto con l’arte “totalitario”, nel senso che è o sì o no, non sto dodici ore a fissare un contorno, ma dieci secondi in cui mi chiedo chi è che ha fatto quel contorno, cosa faceva nella vita “il contorno”, perché è stato tracciato così, e domande a turno del tipo gli hobby preferiti, il cibo del cuore o lo sport praticato, non del pittore, ma di chi c’è nel quadro (del contorno, insomma), sempre che nel quadro ci sia qualcuno. Se non c’è nessuno, o almeno così credo, mi faccio altre domande, del tipo: “Ma che o chi diavolo sarà?”.
Detto questo, Havas PR, Skira Editore e Ramazzotti hanno organizzato una visita privata a Palazzo Reale per farci vedere la mostra Il volto del ‘900. Io c’ero. “Tenuta d’occhio” dalle decine di ritratti appesi ai muri.
Parto dalla fine del percorso, quando ci hanno dato un librone con tutte le opere “colore su bianco” ed alcuni spunti interessanti. L’ho letto a grandi linee, all’inizio c’era scritta una cosa che mi si è stampata sul mio di librone mentale, forse per il suo romanticismo.
E’ un pezzo di “Naturalis historia” di Plinio il Vecchio, che narra di una fanciulla di Corinto che pare inventò la pittura nel tentativo di tracciare su una parete il contorno dell’ombra del suo amato. La figlia di Butade di Sicione, un semplice vasaio, essendo innamorata di un giovane che sarebbe partito per un viaggio, si mise in mente di conservarne i lineamenti tratteggiandoli  a carbone su una parete, il padre invece rappresentò la figura su argilla. Ecco, questo contorno è stato a lungo considerato il padre della plastica, della pittura e in generale di tutte le arti basate sul tratto.
Non c’è bisogno di commentare quanto sia stupenda, positiva e affascinante questa storia. Che è poi uno spunto modernissimo: oggi non viviamo praticamente più se non ci facciamo tremila foto, ottomila selfie, o se comunque non facciamo vedere che siamo ovunque facendoci immortale “lì”. Egocentrismo dell’era 0.1 e di quella 2.0, sano o meno che sia.
Io sono una di quelle che si fa tremila autoscatti, mica mi devo sentire una cretina a dirlo, la mia pagina Facebook ne è una riprova, ma c’è anche chi mi ha fatto dei ritratti “a sorpresa”, che hanno immortalato alla perfezione alcune mie sfaccettature, palesi e non. “Chi” il mio amico Ivan Pedri. E le mie sfaccettature sono: quella di allegra perenne e chiacchierona, e di riflessiva, a volte melanconica e nostalgica (ebbene sì, penso anche io), che non parla facilmente. “Il ritratto del 2000”.

Me a parte, questa dei volti è una mostra che consiglio, è fino a febbraio a Palazzo Reale. Poi dai, anche se non ci si capisce niente, è sempre bello andare alle mostre, rilassa, ed è come se ti si aggiungesse nel cervello un pezzettino di materia grigia ma in realtà colorata.

Auguste-Elysée Chabaud – Yvette o il vestito a quadri

Henri Le Fauconnier – Pierre Jean Jouve

Amedeo Modigliani – Ritratto di Dédie

Max Beckamm –  Ritratto di un francese

Fernand Léger – Donne in un interno

Maurice de Vlaminck – Autoritratto

Gino Severini – Autoritratto

René Magritte – Lo stupro

Jean Dubuffet – Il guardiano